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08 set 2021

Pandemia e Diritto

di Luciano Caveri

Tutti a parlare di Diritto durante la pandemia. Anche chi ne era totalmente digiuno ha cercato di capire come si intrecciassero i "Dpcm" (decreti del presidente del Consiglio dei Ministri) con i decreti-legge gonfiati in fase di loro conversione e con le ordinanze regionali, cui seguivano circolari e decreti applicativi ed anche le "Faq - Frequently asked questions" che, sono letteralmente le "domande poste frequentemente", vale a dire una serie di spiegazioni stilate in risposta alle questioni che vengono poste più frequentemente da chi vuole capire aspetti poco chiari. Come queste ultime si situino nelle fonti del Diritto fa sorridere tutti, ma ormai sono date per buone come se fossero fonti normative. Ciò deriva ovviamente dalla cattiva scrittura delle sorelle più grandi, visto che la Legislazione italiana è afflitta da un lessico polveroso e contraddittorio che necessita di spiegazioni per uscire dalle nebbia. Talvolta le spiegazioni peggiorano le cose, come si è visto in questa occasione.

Quel che è certo è che, rispetto all'assetto delle Autonomie locali, l'Italia ha dimostrato come la pandemia abbia portato con sé una bella iniezione di centralismo, facendo - osservo incidentalmente - da battistrada ad analoga scelta anche sul famoso "Piano di Resilienza" di fonte europea, nato proprio per contrastare l'impatto terribile su economia e società degli eventi pandemici. In questo la piccola Valle ha avuto la batosta più grande, cercando una via per armonizzare le normative nazionali al proprio contesto alpino, pieno di necessità di operare intelligenti distinguo. Nossignore, ha detto la Corte Costituzionale, scrivendo nella sentenza cose sulla legge regionale come questa: "sovrapponendosi alla normativa statale, dettata nell'esercizio della predetta competenza esclusiva, esponeva di per sé stessa al concreto e attuale rischio che il contagio potesse accelerare di intensità, per il fatto di consentire misure che possono caratterizzarsi per minor rigore" e che tale "aggravamento del rischio sarebbe stato idoneo a compromettere, in modo irreparabile, la salute delle persone e l'interesse pubblico ad una gestione unitaria a livello nazionale della pandemia". A ben leggere sembra quasi di essere accusati di un disegno eversore, complici come siamo stati del perfido virus. Roba da non credere... L'altro grande versante in tema di diritto sta nel braccio di ferro a cui le autorità pubbliche sono costrette con i facinorosi no-vax, che nascondono logiche bellicose e barricadiere nascoste dietro la copertura del Coraggio, dell'Amore e di altre espressione melense che non addolciscono affatto l'amara realtà: chi non si vaccina attenta alla salute degli altri. Se non ci fossero mille paranoie e grandi pruderie si taglierebbe la testa al toro e si farebbe l'obbligo vaccinale. Invece siamo ancora fermi a metodi dolci e persuasivi, senza capire che chi non vuole è imbottito di storie complottiste e di paranoie febbrili ed ogni opera di convincimento è come lavare la testa ad un asino, dunque inutile. Per questo mi auguro che, a tutela dei vaccinati e dei fragili che non possono fare il vaccino, si impugni con coraggio la spada del Diritto e si imponga quanto necessario, smettendo di fare le mammolette con chi esce dalla civile convivenza, rifugiandosi nell'anonimato. Quando al paziente piacerebbe sapere chi è il medico no-vax, idem per l'insegnante o il dipendente pubblico allo sportello.