Esiste un concetto astratto di Salute, tipo "condizione di benessere fisico e psichico", poi esiste una versione più terra a terra, che deriva dai molti proverbi popolari, che ci ricordano in vario modo che di vita ne abbiamo una sola e sforzarci di star bene, nelle diverse stagioni della vita, è un impegno, una speranza, una fortuna. Certo, la pandemia ci ha posto di fronte a qualcosa di più grande e di più impegnativo della quotidianità cui eravamo abituati noi che viviamo nei privilegi di un mondo Occidentale. Non che le malattie e le loro conseguenze non ci siano, anzi pendono come una "spada di Damocle" sulle nostre teste, tuttavia e per onestà nulla è comparabile con la situazione di quelli che ipocritamente ai tempi dell'Università venivano chiamati «Paesi in via di sviluppo». Tanto per capirci da noi i danni ed i drammi della pandemia sono stati gravi ma infinitamente inferiori a quanto avviene dove non ci sono sistemi sanitari che coprano cure e prevenzione, come lo sono i vaccini. In più, senza voler drammatizzare, vale anche l'impatto del "dopo".
Numerosi studi scientifici hanno dimostrato la presenza della cosiddetta "sindrome post-covid", indicando con questa espressione un'intera famiglia di disturbi che permangono nel tempo e di cui è necessario occuparsi a fini riabilitativi. Per dire quanto l'orizzonte non sia banale. Tutto ciò ci invita a riflettere sia sulla Salute in senso vasto, sia questione immediatamente legata, che è la Sanità. Non entro in terreni amministrativi che non mi competono, resta però la validità di qualche riflessione politica. In generale questa durissima prova, che ha messo sotto stress e talvolta sotto scacco la sanità ci obbliga a ridefinire molte priorità. La prima e essenziale è di tenersi ben stretta la sanità pubblica! Ho letto molte osservazioni specialistiche su questo e mi limito, nella delicatezza della materia, a fare alcune osservazioni. Ho già scritto che vicende come queste potranno ripetersi e questo obbliga riflettere sul ruolo della medicina territoriale, che sembra essere oggi, per generale considerazione, il settore su cui puntare assieme ad una miglior definizione del ruolo degli ospedali. Il caso valdostano rientra a pieno nelle difficoltà delle zone di montagna, dove i costi sanitari ed assistenziali sono enormemente superiori rispetto alla pianura per le difficoltà orografiche e la dispersione delle comunità e la loro relativa piccolezza, cui si aggiungono flussi di turisti in certi casi molto elevati. C'è la tendenza, superate le fasi di emergenza, a far cadere un certo oblio ed è un lusso che non ci si può affatto permettere. Leggo cosa ha scritto Silvio Brusaferro, che presiede l'Istituto Superiore della Sanità: «Il lavoro dell'Istituto Superiore di Sanità ha consentito di individuare alcuni fronti di riflessione su cui sarà importante, da adesso in poi, concentrare l'attività sia di ricerca che di "policymaking". Esiste il tema della preparazione. All'inizio della pandemia noi potevamo contare sulla disponibilità di mascherine che provenivano solo da alcune zone del mondo, la produzione era abbastanza concentrata e questo può rappresentare un problema. Oggi siamo preparati, ma ciò ha richiesto un certo livello di riconversione industriale. Per il futuro, visto che noi incontreremo altri patogeni nella nostra storia, dovrà essere ancora un tema». «Secondo punto - ha continuato - la "public health": veniamo da anni in cui molto si è parlato di prevenzione, il problema è che il lavoro sulla prevenzione si vede quando essa viene meno. Nel post pandemia dovremo costruire una macchina che sia basata realmente sulla promozione della prevenzione». «Il terzo tema è quello della centralità delle risorse umane - ha aggiunto ancora - I professionisti della sanità sono l'anima e il cuore della risposta sanitaria. Ecco allora che dobbiamo garantirgli formazione adeguata per contrastare questo tipo di malattie e di epidemie». Oltre alla digitalizzazione e all'investimento in comunicazione, due temi molto battuti, Silvio Brusaferro ha citato come centrale sia anche il tema della terza età: «Il coronavirus impatta su queste fasce di popolazione in maniera veramente importante. Come gestiremo l'invecchiamento negli anni a venire?». Già, se pensiamo oggi alla difficoltà per la Valle di avere i medici ed altro personale sanitario o all'invecchiamento della popolazione, è chiaro come il tema dal generale scenda rapidamente al particolare. Su questo non ci si può dividere e bisogna fare fronte comune per debellare la pandemia attuale e stare meglio in salute in futuro.