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12 set 2021

Olimpia e la fiaccola

di Luciano Caveri

Il caso vuole che nell'anno delle Olimpiadi giapponesi, rese complicate dalla pandemia, sia per i controlli severi che per l'assenza di pubblico che seguisse dal vivo le gare, mi sia ritrovato in visita ad Olimpia. Ed è stata una bella esperienza, che mi ha anche illuminato (verbo usato non a caso!) su un particolare storico di cui non avevo mai avuto sino ad oggi notizia. Ma ci arriverò. Mi riferisco, intanto, alla culla storica dei Giochi, che si trovava nella Regione dell'Elide, lungo la costa occidentale del Peloponneso. E' interessante visitare l'attuale sito archeologico, oggetto di predazione, distruzioni volute e terremoti, che si trova non a caso in una zona pianeggiante, abbondante di acque e dunque molto verdeggiante. Un luogo sacro, venerato da tutti i greci, che aveva nelle gare un momento di comunione per la Grecia antica, che comprendeva anche la tregua olimpica, che interrompeva per pochi giorni ogni quattro anni la proverbiale litigiosità fra le diverse Città-Stato.

Visitare il sito, magari con un'infarinatura di storia antica e elementi di base di mitologia, è un salto nel passato, aiutati se possibile da una brava guida che renda vive le vestigia. E sappia anche raccontare gli aspetti religiosi e quelli sportivi, che andavano dalla corsa dei carri ai cavalli, montati dai fantini; poi le cinque specialità del "péntathlon" - lancio del disco, salto in lungo, lancio del giavellotto, corsa dei duecento metri e lotta - quindi le gare di corsa; poi lotta, pugilato e infine il violentissimo "pancrazio", nel quale era permesso tutto nello scontro. Ricordo che la data della prima Olimpiade fu il 776 a.C. e attraversò il tempo sino al 393 d.C., quando l'imperatore Teodosio le soppresse essendo feste pagane e dunque contrarie al cristianesimo. Per rivedere i Giochi, naturalmente con sport ben diversi, bisognerà attendere il 1896, anno in cui furono inaugurati ad Atene i Giochi della prima Olimpiade dell'era moderna. E' quella, nel luogo originario delle Olimpiadi, un'esperienza interessante, anche se naturalmente un luogo così suggestivo e carico di significati meriterebbe davvero uno sforzo di unire alla magia dei luoghi ed al loro indubbio potere evocativo quegli elementi di multimedialità che oggi possono rendere ancora più avvincenti esperienze culturali di questo genere. Mi è capitato di adoperare i visori di realtà aumentata al Colosseo di Roma e ciò mi ha consentito di vivere un'esperienza virtuale molto interessante. Visto che non si finisce mai di imparare, ho scoperto ad Olimpia che il suggestivo percorso della fiaccola, che anche oggi parte da quei luoghi, infiammata da uno specchio che incanala i raggi solari, è invenzione che risale al 1936, quando la Germania ospitò i Giochi Olimpici estivi. Con un'incredibile logica propagandistica, il regime mirava a creare un collegamento tra la Germania nazista e l'antica Grecia, rappresentando visivamente il mito razziale nazista secondo cui la superiore civiltà tedesca era l'erede legittima della cultura "ariana" dell'antichità classica. Un filone di follia che sortì, fra gli altri orrori, l'Olocausto. I tedeschi dunque furono i primi a utilizzare la staffetta. Ognuno dei 3.422 tedofori corse per un chilometro (0,6 miglia) lungo la strada che collegava Olimpia, città greca sede degli antichi Giochi, a Berlino. L'ex olimpionico tedesco Carl Diem concepì l'idea della staffetta ispirandosi a quella che, nell'80 a.C., aveva avuto luogo ad Atene. Per fortuna oggi quando si vede la torcia che passa da un Paese all'altro non si pensa di certo ad Hitler e ai suoi deliri di onnipotenza.