«Un Presidente della Repubblica patriota». Dice Giorgia Meloni dalla parte più a destra della politica italiana, indicando - posso dire con malizia - Silvio Berlusconi come Padre della Patria. In realtà potrebbe essere ormai il "Nonno degli Italiani", togliendo lo scettro al suo coetaneo Lino Banfi. Il termine "patriota" è antico e l'Etimologico così inquadra la parola quale prestito latino dì origine greca: «dal latino tardo "patriōta, compatriota", dal greco "patriṓtēs, membro della stessa stirpe", derivazione di "patriá, discendenza"». Nel mio immaginario appare nitido il Risorgimento che era ben presente nella memoria collettiva delle generazioni dei miei nonni e oggi è piuttosto dimenticata in quella dizione. La parola venne poi usata anche per indicare i partigiani nella temperie della Seconda Guerra mondiale, ma sicuramente non è una parte apprezzata dalla Meloni.
Anche perché la parola poi finì - chissà che alla leader di Fratelli d'Italia non suoni familiare - con il fascismo con frasi del genere «Quando spara il cannone è veramente la voce della Patria che tuona» o la famosa storia dell'«Oro alla Patria». Anche Nazione divenne nelle mani del regime una parola impronunciabile e foriera di drammi. Ha scritto Ernesto Galli della Loggia sul "Corriere": «Il patriottismo non può essere un monopolio di nessuno. Il patriottismo non è un'opzione politica, talché si finisca inevitabilmente per concludere che sarebbe patriota chi la pensa come noi e invece non lo sarebbe chi ha opinioni diverse o magari opposte». E ancora più avanti: «Se c'è nel vocabolario politico un termine inclusivo è il termine "patria". Una dimensione, quella della patria, che, ha scritto Piero Calamandrei, indica, qualcosa di "comune e di solidale che è più dentro" in ciascuno di noi. Cioè qualcosa che va al di là delle opinioni politiche, per più versi qualcosa di prepolitico, in forza del quale sentiamo di avere un legame, un patrimonio condiviso (a cominciare da quello fondamentale della lingua) anche con chi nutre idee politiche diverse, pure assai diverse, dalle nostre. Proprio per questo solamente la nazione democratica può essere in realtà una vera patria. Perché solo in un regime democratico è garantita a tutti la massima latitudine delle opinioni, la più ampia libertà di pensiero, e quindi il vincolo patriottico può avere la massima estensione, includere virtualmente ognuno. Laddove viceversa è la dittatura di una fazione che, anche se si ammanta di valori nazionali, se proclama di rappresentare gli interessi massimi del Paese, in realtà, mettendo al bando coloro che non ne condividono i principi, non solo rende il patriottismo impossibile, ma produce un effetto ancora più devastante: di fatto mette all'ordine del giorno la guerra civile». Insomma il termine di "patriota" quando mal usato diventa divisivo e dimostra in più che pensare che Meloni metterà la barra al Centro è una pia illusione. Le sue radici sono sempre le medesime, è cambiato solo il maquillage e chi legittima la sua "normalizzazione" è miope.