Mi ha fatto molto sorridere Jean-Baptiste Lemoyne, classe 1977, quando ha raccontato del suo primo viaggio in Valle d'Aosta più di 25 anni fa con la sua "R4". Vide sui muri in epoca delle elezioni politiche la mia faccia come candidato e ha spiritosamente commentato del piacere di essere seduti a tavola assieme con un bicchiere di buon vino valdostano in mano. La politica l'ha poi fatta anche lui ed oggi è, riporto dalla sua biografia: "Ministre délégué auprès du ministre de l'Europe et des affaires étrangères, chargé du tourisme, des Français de l'étranger et de la Francophonie et auprès du ministre de l'économie, des finances et de la relance, chargé des petites et moyennes entreprises". Questa esperienza governativa iniziò dal 2017 con altri incarichi sempre confermati sino ad oggi e che sono seguiti a esperienze politiche locali ed all'elezione come senatore nel 2014.
Qualche tempo fa, ricordandomi nel ruolo passato di parlamentare europeo, Jean-Baptiste mi telefonò direttamente per chiedermi se volessi far parte di un gruppo di studio che, in vista della Presidenza francese del Consiglio europeo, riflettesse sull'uso del francese e sul plurilinguismo nelle Istituzioni comunitarie. Un lavoro interessante e formativo per il quale lo ringraziai. Qualche ora fa lo stesso Ministro mi ha chiamato per farmi la proposta di una visita in Valle fra una riunione a Ginevra ed una a Milano in un clima che sarebbe stato di poco clamore per il periodo elettorale per le presidenziali francesi. Sono stato lusingato dalla proposta e così abbiamo in quattro e quattr'otto organizzato con la Presidenza una visita, che si è concretizzata in un programma serrato. Alle 11 un incontro con una parte della Giunta regionale. Temi importanti sono stati evocati: la francofonia, naturalmente, partendo dalla scuola e dalla Università, la cooperazione transfrontaliera anche alla luce del recente "Trattato del Quirinale", il futuro del Traforo del Monte Bianco e ancora il turismo, gli impianti di risalita, oltre ad altre questioni in un dibattito serrato e interessante. Poi, quasi per caso, essendo scesi nell'aula del Consiglio Valle per visitare il nostro piccolo parlamento, abbiamo trovato una riunione dei capigruppo ed è stato proposto a Lemoyne di parlare ai presenti e lo ha fatto a braccio, in modo spigliato, raccontando come la visita da giovane della Valle gli permise di scoprire il federalismo personalista, cui poi si ispirò negli anni a venire. Non a caso la visita successiva è stata in piazza Chanoux con la scelta di depositare sotto la placca dedicata al martire valdostano una corona di fiori. Sempre non a caso, dopo un pranzo tipico all'Osteria, ha voluto bere il caffè nell'ospitale "Duca d'Aosta" con due persone che conobbe all'epoca della sua prima visita: Étienne Andrione, che gli segnalò una serie di letture utili, ed Alexis Bétemps, che si è commosso nell'incontrare chi tanti anni fa lo interrogò sulla francofonia valdostana e sul francoprovenzale. La visita finale - un pezzo forte per chi ospitiamo in Valle d'Aosta - è stata al Forte di Bard, che in qualche modo ha chiuso la giornata con un'evocazione storica e culturale, apprezzata dal Ministro con cui ci si è lasciati in un clima di armonia e di affetto. Anche questo conta in politica. Sono certo che avremo risposte ad una serie di temi che abbiamo posto. Nella mia vita politica ho sempre ritenuto, a Roma, a Bruxelles come ad Aosta, indispensabile mantenere reti di rapporti e conoscenze che mi hanno migliorato nel confronto con chi ne sapeva più di me. Questo approccio evita in generale il buco nero del provincialismo e la tentazione che tanti hanno di guardare con vacua soddisfazione null'altro che il proprio ombelico e di coltivare solamente il proprio orticello.