Fa impressione per chi abbia visitato quand'era funzionante la grande caserma "Testa Fochi" al centro di Aosta la comparazione con la nuova e svettante sede dell'Università. Nel tempo con la ristrutturazione delle caserme "Beltricco" e "Giordana" avremo un campus completato, anche se ci vorrà tempo ed ingenti risorse da reperire. L'altro giorno, durante un sopralluogo, ho chiesto notizie delle "salmerie": la zona dove vivevano i muli, ormai rasa al suolo e vi sorge un piazzale per le auto. Per essere precisi nel 1993 l'esercito italiano decise di eliminare i reparti salmerie: gli ultimi muli in forza vennero messi all'asta nel settembre di quell'anno. Era infatti venuto meno lo scopo per il quale questi quadrupedi da soma, dall'età dai cinque anni fino ai diciotto, venivano presi in forza nei reparti alpini come principale mezzo di trasporto.
Leggo ora sul "Dauphiné Libéré" una notizia da Grenoble, che inizia con una simpatica novità: "Mars 2021, la 27e brigade d'infanterie de montagne profite d'un point presse décentralisé du ministère des Armées organisé à Varces pour présenter ses unités, son matériel, ses compétences et ses soldats. Dont Victorieux et Prunelle. Deux mulets de retour à titre expérimental dans les rangs des troupes de montagne plus de 50 ans après la dernière bourrique militaire française réformée". Ma l'articolo annuncia poi una mostra a Grenoble nel Museo delle truppe di montagna dedicata proprio al mulo: "«Un compagnon tombé dans l'oubli après avoir pourtant marqué tant de générations», résume le capitaine Léopold, conservateur du musée des troupes de montagne, à l'heure d'inaugurer l'exposition temporaire consacrée au mulet, «ce soldat de montagne comme les autres» qui disposait comme tout soldat, d'un matricule. Robuste et agile, le mulet a contribué à l'appui logistique des chasseurs alpins pendant des dizaines d'années avant que l'évolution du matériel ne le pousse vers la sortie. Une sortie temporaire puisqu'à l'image de Victorieux et Prunelle, les deux mulets présentés en mars 2021, l'animal - issu de l'accouplement d'un âne et d'une jument - est donc de retour dans les rangs de la 27e brigade d'infanterie de montagne. Et particulièrement dans ceux du 7e bataillon de chasseurs alpins de Varces. «Il a un véritable apport logistique sur certains terrains, avec des capacités de franchissement remarquables», explique ainsi le lieutenant-colonel François-Xavier, chef opération au 7e BCA". Nel sito di secondo.66, rinvenibile sul Web, si trova una lunga spiegazione sul mulo: «Il mulo e l'Alpino hanno iniziato la loro collaborazione a partire dalla fondazione del Corpo nel 1872. Ma cos'è il mulo: è un bizzarro animale che non esiste in natura, ma è un incrocio, la cui origine si perde nell'antichità, tra l'asino stallone e la cavalla il cui frutto è un animale sterile chiamato Mulo». Segue la classificazione:«I muli nell'esercito venivano suddivisi in classi a seconda delle caratteristiche fisiche: altezza al garrese, forza fisica, resistenza. I muli di prima classe erano i più robusti e venivano usati per il trasporto di armi e munizioni, in particolare per il trasporto dei pezzi d'artiglieria che si compongono di tre pezzi: piastra, affusto e bocca da fuoco. Infatti il mortaio da 120 necessitava di almeno tre Alpini per essere trasportato a spalla. Quelli di seconda e terza classe erano, invece, più piccoli e meno resistenti e venivano solitamente usati dalla fanteria alpina per il trasporto di tende, munizioni e approvvigionamenti vari. Per assolvere al loro compito gli Alpini furono dunque dotati del fedele alleato sin dalle loro origini. Infatti ad ogni compagnia fu assegnato un mulo ed una carretta per il trasporto di vettovagliamenti e munizioni. Il binomio mulo-Alpino ha dunque la stessa origine del Corpo stesso. Nel 1877 con atto numero 132 veniva decisa la marcatura che avveniva a fuoco sulla fascia esterna dello zoccolo anteriore sinistro a distanza di 15 mm. Tale numero veniva rinnovato per l'accrescimento dell'unghia o per la ferratura dell'animale. Vista la sua utilità già nel 1888 il numero dei muli salì ad otto diventando di fatto un "soldato a quattro zampe", ma la vera simbiosi iniziò durante la Grande Guerra. Durante la prima guerra mondiale il mulo rappresentò l'unico mezzo di trasporto attraverso i difficili sentieri di quelle montagne che ne furono il teatro. (…) Da un calcolo fatto durante la Seconda Guerra Mondiale ne risultavano presenti, a fianco degli Alpini, circa 520mila unità». Poi la scomparsa con l'ingenua presunzione di sostituirli con mezzi meccanici di vario genere, ma i francesi con i loro chasseurs alpins ci stanno ripensando.