Il 20 luglio del 1969 ero al mare, ad Imperia, avevo dieci anni e ricordo benissimo nelle confuse immagini televisive in bianco e nero quel duetto-duello fra Tito Stagno e Ruggero Orlando (che conobbi poi bene) sull'atterraggio del LEM sul nostro satellite. Erano le 20.18, quando il modulo lunare "Eagle", della missione "Nasa" "Apollo 11", ai comandi di Buzz Aldrin, si posava sul suolo lunare sull'altipiano denominato "Mare della Tranquillità". Solo sei ore più tardi, prima il comandante, Neil Armstrong («Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un gigantesco balzo per l'umanità») e poi Buzz Aldrin furono i primi esseri umani a mettere piede sulla Luna. L’ultimo allunaggio fu nel dicembre del 1972 con Eugene Cernan, l'ultimo uomo ad aver camminato sul nostro satellite. E dunque da 50 anni nessuno è più salito sin lassù. Intanto si guarda al futuro e ancora nelle scorse ore è stato rinviato il test del razzo, che nel 2024 dovrebbe riportare gli astronauti in orbita intorno alla Luna, per farli poi tornare sul satellite della Terra nel 2025. Un passaggio per preparare l'atterraggio su Marte, cui la Nasa già lavora da anni. Ho letto con curiosità su Le Monde un articolo di William Audureau et Gary Dagorn, che così è riassunto dal giornale: “Des propos mal interprétés de l’astronaute Thomas Pesquet sur la mission Artemis ont relancé le mythe selon lequel le NASA aurait monté un canular en 1969. “ Questa la frase, che ha scatenato i complottisti: “Est-ce humainement possible d’aller aussi loin ? (…) On va aller très loin, aussi loin qu’aucun être humain ne s’est jamais éloigné de la Terre”. Spiegano i giornalisti: “Sa déclaration se référait en effet aux futures orbites autour de la Lune, prévues dans la mission Artemis II, qui seront bien plus éloignées que celles des missions Apollo. Mais pour certains commentateurs suspicieux, l’astronaute avouait que les Américains n’auraient jamais foulé le sol de la Lune. Cette théorie du complot, que l’on croyait passée de mode, est en réalité presque aussi vieille que les missions Apollo elles-mêmes”. Si dipana poi il racconto che dimostra come e quanto una fake news con teoria strampalata possa diffondersi. Eccone le origini: “En décembre 1969, cinq mois après les premiers pas de Neil Armstrong et Buzz Aldrin sur la Lune, le New York Times relevait les doutes des membres d’une association qui clamaient que l’exploit de la NASA aurait été réalisé en plein désert du Nevada. Il faut attendre 1976 pour qu’un inconnu, Bill Kaysing, accuse l’agence spatiale d’avoir organisé un canular, dans un court livre autoédité, We Never Went to the Moon. Cet homme sans formation scientifique, employé chez Rocketdyne, un sous-traitant de la NASA, entre 1956 et 1963, affirme que les ingénieurs de cette entreprise motoriste de la fusée Saturn V, lui auraient confié leurs doutes sur la possibilité technique d’aller sur la Lune et d’en revenir en sécurité. Il y développe aussi les premiers grands arguments classiques qui seront popularisés plus tard (absence d’étoiles dans le ciel lunaire visible sur les clichés, absence de cratères creusés par le souffle des moteurs, etc.)”. Queste storie appaiono e scompaiono negli anni successivi e io stesso ho conosciuto persone che coltivavano con convinzione queste idee balzane. Il culmine in questi anni è stata la tesi che un serie di messaggi nascosti lasciati dal famoso Stanley Kubrick nel film Shining sarebbero la prova che la missione dell’Apollo 11 è stata tutta una montatura e che lo stesso regista fu il creatore dei filmati dello sbarco sulla Luna. Kubrick aveva diretto “2001: odissea nello spazio” e – secondo le tesi complottiste – viene segretamente chiamato dal governo americano per realizzare i filmati di un finto allunaggio. Data la sua esperienza con gli effetti speciali legati allo spazio, il regista sarebbe stata la persona più indicata per inscenare l’epica impresa che la Nasa non sarebbe stato in grado di portare a termine, ma per motivi politici l’impresa doveva essere compiuta fittiziamente, girando una simulazione. Sono naturalmente stupidaggini che ogni tanto tornano a galla, aspettando di tornare sulla Luna.