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09 ott 2022

Allergia al cretino

di Luciano Caveri

Alla fine non porto mai rancore, tranne casi rarissimi e giustificati, almeno ai miei occhi. Non soffro di invidie e trovo l’invidia un terribile veleno per chi ne è vittima. Se ho un difetto che cerco di limitare e invece si sta acuendo è l’insofferenza con calante soglia di sopportazione di fronte alla stupidità. Parlare di stupidità non è politicamente scorretto. “Stupidus” in latino suona come “stordito” e i romani di parolacce offensive ne avevano parecchie e questa in confronto era una specie di buffetto sulla guancia. Ma in fondo è meglio usare la parola “cretino”, che viene dal nostro francoprovenzale crétin (che è dal latino christianus ) nel senso commiserativo di “povero cristo”, che era legato a chi era affetto da cretinismo. Malattia dovuta principalmente all'insufficienza di iodio, elemento essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei. Sull’evoluzione della parola cretino ha scritto Simona Cresti dell’Accademia della Crusca una lunga e dotta risposta a specifica domanda, che parte propria verso una sorta di pietas verso i malati. Dice l’autrice: “I cretini vengono descritti come colpiti da varie deformità e soprattutto come semplicemente stupidi dalla nascita, senza quasi far riferimento alle cause fisiche della patologia. La caratteristica principale degli affetti da cretinismo appariva essere il deficit cognitivo, una conseguenza del disturbo, che diventa però tratto essenziale e necessario alla definizione di esso: per esempio nel Traité du goitre et du crétinisme (1797) F. E. Fodéré sostiene che “le crétinisme complet doit être défini: privation totale et originelle de la faculté de penser” “. Ma perché diventa parola corrente? Questa la spiegazione: “L’evoluzione semantica del termine è molto rapida: nel giro di poco tempo nell’uso di cretino inizia a perdersi la memoria del senso in cui la parola era intesa originariamente. Carducci, nei Sermoni al deserto del 1887, può sostenere ancora di preferire offendere qualcuno chiamandolo “imbecille” piuttosto che “cretino”, essendo cretino un “neologismo pedantesco di volgarizzamento scientifico”. Ma di lì a poco l’impiego della parola in senso sempre più spesso non tecnico e ingiurioso dissiperà per la generalità dei parlanti la memoria del legame tra ingiuria e malattia, e più ancora quello tra malattia e cristianesimo”. Certo è che la parolina ha creato battute micidiali, tipo: “Guardarsi dai criptocretini (Gesualdo Bufalino); Anche un cretino ha idee intelligenti; solo non le riconosce (Pino Caruso); Non sono gli alti e bassi che rendono la vita difficile; sono i cretini (Charlie Chaplin). E ancora: I cretini, a differenza dei vuoti a perdere, non possono essere neppure riciclabili. (Giuseppe D'Oria); Un cretino illuminato da lampi di imbecillità. (Ennio Flaiano); Il cretino è imperturbabile, la sua forza vincente sta nel fatto di non sapere di essere tale, di non vedersi né mai dubitare di sé. (Carlo Fruttero e Franco Lucentini, autori dell’imperdibile La prevalenza del cretino). Hanno ragione altri tre noti battutisti: I cretini è meglio averli nemici. (Roberto Gervaso); Se riesci a stare per più di due minuti in compagnia di un cretino, sei un cretino anche tu. (Mino Maccari): Niente di più eccitante che passare da stupido agli occhi di un cretino. Sapendolo. (Marcello Marchesi). Conclusivo e esaustivo il grande Leonardo Sciascia: “È ormai difficile incontrare un cretino che non sia intelligente e un intelligente che non sia un cretino. ma di intelligenti c'è sempre stata penuria; e dunque una certa malinconia, un certo rimpianto, tutte le volte ci assalgono che ci imbattiamo in cretini adulterati, sofisticati. Oh i bei cretini di una volta! Genuini, integrali. Come il pane di casa. Come l'olio e il vino dei contadini”. Ogni tanto al cospetto del cretino mi arrabbio, ma sempre di più uso la terribile arma di mio papà Sandro: una battutaccia azzeccata mette al tappeto l’interessato più di mille ire.