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05 nov 2022

Brividi per Twitter

di Luciano Caveri

È dal gennaio 2012 che sono un utente di Twitter ed è, con il profilo temporaneo di Whatsapp, il Social vero e proprio su cui opero di più tutti i giorni. A chi mi chiede perché non sono mai entrato su Facebook rispondo sempre che mi ha spaventato il tasso di maleducazione e di litigiosità, mentre coltivo una certa curiosità per Instagram, ma allo stato attuale non avrei il tempo per aggiungere questo Social. Già la quotidianità di questo mio Blog è un esercizio più impegnativo di quanto sembri e mi fa sorridere chi pensa che abbia chissà chi che mi aiuti nella scrittura, essendo tutta farina del mio sacco, nel bene come nel male. Certo in questo periodo seguo con curiosità le azioni di Elon Musk, il bizzarro miliardario americano, istrionico inventore di plurime attività, che mai potrà aspirare - come forse gli piacerebbe - a diventare Presidente degli Stati Uniti, essendo nato in Sudafrica e la nascita negli States è condizione non negoziabile per candidarsi per la Casa Bianca. Non ne ho ancora capito bene le intenzioni sul futuro di Twitter e leggo commenti diversi di chi se ne intende più di me. Ad esempio Riccardo Luna su La Repubblica annotava qualche giorno fa: “Riepilogo delle prime 72 ore di Elon Musk come proprietario di Twitter (“Chief Twit”, recita la sua bio da venerdì scorso): ha licenziato 3 top manager “per giusta causa”, per provare a non pagare le liquidazioni milionarie previste; ha chiesto a tutti gli sviluppatori di presentarsi da lui con il codice sviluppato negli ultimi 30 giorni per poter valutare, in base al lavoro che hanno svolto, se confermarli o licenziarli; ha fatto modificare la homepage di Twitter mettendo in evidenza le ultime notizie e i Trending Topic; ha lanciato un sondaggio per farsi dire dagli utenti se resuscitare Vine, la app dei video brevi che durò per poco ma che potrebbe tornare utile per fare concorrenza a TikTok; ha condiviso (e poi cancellato) una storia, quasi sicuramente falsa, da una testata giornalistica screditata, sull’attentato al marito di una famosa esponente del Partito Democratico (Nancy Pelosi). Tutto in un weekend”. L’aggiornamento di queste ore è il licenziamento di migliaia di dipendenti, evidentemente non passati al suo personale test di efficienza e di utilità. Aggiunge Luna più avanti speranzoso: “In questa frenesia c’è però un disegno, un obiettivo che vale più di qualunque conto economico: creare una “digital town square”, una grande piattaforma social dove le persone possano informarsi e dialogare senza violenza verbale e false notizie. Possibile? La domanda è importante e delicata, e invece di liquidarla con una risata vale la pena provare a formularla diversamente. Eliminare l’odio online, renderci più comprensivi e tolleranti delle ragioni degli altri, può essere anche una questione tecnologica, può dipendere da come è scritto un software? Se è vero, com'è vero, che negli ultimi dieci anni i social network, per aumentare i profitti, hanno alimentato divisioni e faziosità, hanno sostenuto populismi vari, hanno incoraggiato complottisti e No Vax, e quindi hanno indebolito le democrazie, è possibile, modificando gli algoritmi, arrivare al risultato contrario senza ricorrere alla censura?”. Insomma: non si capisce ancora se dobbiamo fare il tifo o preoccuparci. Più inquieta Béatrice Mathieu su L’Express: ”Avec le rachat de Twitter, Elon Musk remet une pièce dans la machine de son délire messianique. Pour s’en convaincre, il suffit de lire la déclaration publiée sur le réseau social pour officialiser l’opération : « La raison pour laquelle j’ai acquis Twitter est qu’il est important pour l’avenir de la civilisation d’avoir une place publique numérique commune où un éventail de croyances peut être débattu de manière saine sans recourir à la violence. » Certo una grande ambizione. Osserva ancora la giornalista: ”Quand en 2002 il crée SpaceX, c’est parce qu’il est persuadé que l’espèce humaine a un avenir multiplanétaire. Quand il rachète Tesla, c’est pour protéger la Terre de la pollution grâce aux batteries électriques. Quand il développe Optimus, son robot humanoïde, c’est pour soulager l’homme. Comme il entend guérir les patients atteints de maladies dégénératives avec ses implants neuronaux de Neuralink. A rebours des gourous de la Silicon Valley qui plébiscitent les progrès de l’intelligence artificielle, lui en pointe les risques. Evidemment, Musk n’a rien d’un philanthrope désintéressé. Il a réussi avec SpaceX et Tesla, mais rien ne garantit son succès avec Twitter. Face aux dérives, les Etats se sont armés. Musk a promis de faire la chasse aux faux comptes, d’assurer la fin de l’anonymat et de faire la transparence sur l’algorithme du réseau. Mais, en Europe notamment, il devra se plier aux nouvelles règles du Digital Services Act (DSA). Les plateformes en ligne devront désormais mettre en place un mécanisme de signalement des contenus illicites et être en mesure de procéder rapidement à leur retrait. Mais, derrière le patron-messie, le pirate n’est jamais loin. Il a construit sa gigafactory de Berlin sans permis de construire ; il a décidé du premier essai de son starship sans attendre le feu vert de l’autorité américaine d’aviation… « L’oiseau est libéré », a-t-il tweeté après le rachat. Oui, mais selon nos règles, lui a répondu par le même canal le commissaire européen Thierry Breton”. L’Europa - anche se le sue ambizioni spaziali sono state concrete - sul futuro del Web aiuterà Musk a restare con i piedi per terra?