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12 nov 2022

Di nuovo sulla Luna e poi Marte

di Luciano Caveri

O graziosa luna, io mi rammento
 Che, or volge l’anno, sovra questo colle
 Io venia pien d’angoscia a rimirarti: 
E tu pendevi allor su quella selva 
Siccome or fai, che tutta la rischiari. (Giacomo Leopardi)

Quante Lune hanno descritto i poeti e quante lune, da diverse prospettive e in stagioni diverse, ciascuno di noi ha visto nei cieli. Ora la Luna torna di attualità e sembrano passati secoli da quando l’uomo calcò il suolo lunare per l’ultima volta. Sulla riconquista della luna scrivono alcuni autori sull’ultimo Internazionale. Nulla di romantico, per carità! Semmai una spiegazione utile della posta in gioco. Con una consapevolezza nella lettura, che mi ha accompagna da tempo e cioè che quelle spedizioni lunari furono rischiosissime e in certi casi fu davvero la Fortuna ad evitare tragedie spaziali. Ma torniamo al punto con Leah Crane, New Scientist, Regno Unito: «”Mentre compio l’ultimo passo dell’uomo su questa superficie, vorrei solo dire quello che penso sarà ricordato dalla storia: che la sfida americana di oggi ha forgiato il destino umano di domani”. Queste furono alcune delle ultime parole pronunciate nel 1972 sulla Luna dall’astronauta statunitense Eugene Cernan mentre saliva la scaletta per rientrare nel modulo lunare. Contrariamente alle sue speranze, da allora nessuno ha più messo piede sul mondo solitario che orbita intorno al nostro. Ma le cose stanno per cambiare, perché gli Stati Uniti prevedono di tornare a mandare esseri umani sulla Luna entro il 2025 e stabilirci una base permanente. Se a questo si aggiungono i piani della Cina e di altri paesi, per non parlare delle tante missioni robotiche, è evidente che stiamo entrando in una nuova era di esplorazione della Luna. La domanda, dopo tanti anni, è: perché ora?». Intanto il programma in essere verso la Luna serve per una seconda ambizione: andare su Marte. E non è più, come ricorda l’autore, una corsa ì solitaria degli Stati Uniti: “Artemis è una gigantesca collaborazione. Varie parti delle missioni sono affidate alle agenzia spaziali di Unione europea, Canada, Giappone e altri paesi. “È un caso molto diverso dall’Apollo”, dice Erika Alvarez, ingegnere della squadra Artemis della Nasa. La progettazione e costruzione di elementi tecnologici cruciali, come per esempio i veicoli per l’allunaggio e la stazione spaziale orbitante, saranno appaltate ad aziende private. Mentre i primi voli useranno il razzo Sls, di proprietà dello stato, alcuni viaggi successivi per portare carichi sulla Luna saranno effettuati con la Starship, un vettore altrettanto enorme progettato e costruito dalla SpaceX di Elon Musk. È molto più economico dell’Sls da gestire, e alcuni pensano che potrebbe sostituirlo completamente”. Già, i privati: chi lo avrebbe mai detto! Ma, come dicevamo, il balzo vero sarà verso Marte, come scrive Crane: “ I primi esseri umani a raggiungere Marte affronteranno un viaggio di nove mesi solo per arrivarci, e dovranno restare lì per altri mesi prima di poter cominciare il viaggio di ritorno. Per questo imparare a creare un insediamento sulla Luna sarà indispensabile per poter prendere anche solo in considerazione un soggiorno sul pianeta rosso. “La Luna è una base perfetta per testare queste tecnologie, le attrezzature, la manutenzione e le riparazioni. Perché dalla Luna possiamo sempre tornare a casa”, spiega Alvarez. Secondo alcuni non vale la pena mandare esseri umani lontano dalla Terra. Se l’obiettivo è esplorare e fare ricerca, mandiamo dei robot: sono molto più resistenti e adattabili degli esseri umani. Potrebbero non essere in grado di interpretare il paesaggio intorno a loro, ma possono inviarci dati e immagini. Come dice Dittmar, però, forse questa nuova spinta a mandare di nuovo qualcuno sulla Luna è semplicemente nella natura umana: la nostra specie ama esplorare. “Perché mai dovremmo salire su una barca e avventurarci sull’acqua dove non riusciamo ad arrivare a nuoto?”, dice. “Perché dovremmo attraversare un passo di montagna o un ponte di ghiaccio? È scritto nella nostra natura, ha senso biologicamente. Quello che succede ora è che la nostra tecnologia si è sviluppata, come accadde quando ci portò fuori dall’Africa e oltre gli oceani. Ora si è evoluta fino a portarci fuori dal pianeta. Non mi sembra diverso dal resto della storia umana”. Già, la voglia di scoprire, di esplorare, di rischiare. Avremo mille difetti, ma lo spirito di avventura non difetta.