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16 gen 2023

L’Intelligenza Artificiale affascina e inquieta

di Luciano Caveri

Conviene stare sul facile, che è sempre un segreto per spiegare questioni assai complesse. Tutti, compreso chi non conosce bene i meandri degli sviluppi informatici, ci siamo familiarizzati con tecnologie che stanno cambiando la nostra vita. Basta un telefono come quello con cui sto scrivendo - che è in realtà strumento ricco di applicazioni - per capire quante cose si possano fare. SIRI, la voce amica che posso interrogare nel mio sistema Apple, è una piccola dimostrazione di una novità che è come una enorme prateria. Mi riferisco all’Intelligenza Artificiale o Artificial Intelligence (AI): un tema storicamente e scientificamente ricchissimo, che si rifà ad una intima ispirazione dell’uomo e cioè quella di creare una macchina in cui si riflettano appieno le proprie capacità. Questi film di fantascienza abbiamo visto sul tema? In gente finisce male e queste macchine - veri e propri robot - finiscono per stufarsi di noi umani e ci vogliono fare secchi. Il solito bizzarro Elon Musk ha scritto: “Gli sconvolgimenti dell’intelligenza artificiale possono intensificarsi rapidamente e diventare più spaventosi e persino cataclismici. Immagina come un robot medico, originariamente programmato per liberare il cancro, potrebbe concludere che il modo migliore per cancellare il cancro è quello di sterminare gli esseri umani che sono geneticamente predisposti alla malattia”. Esagerato, come sempre. Ma certo bisogna avere regole certe, perché in giorno saranno sempre più normali le interazioni fra i nostri cervelli e le immense possibilità della AI. Proprio nei giorni in cui io stesso ho cominciato a giochicchiare con un sito che ti fa interagire per iscritto con una Intelligenza Artificiale - e mi sono eccitato per la novità per la qualità del dialogo - mi sono trovato un articolo su Sette che mette acqua nel vino. Lo hanno scritto Anna Meldolesi è Chiara Lalla: “Il programma di elaborazione del linguaggio sviluppato dalla OpenAI è in grado di chiacchierare fluentemente (e gratis) con gli utenti. Abbiamo provato a parlare dei temi che ci stanno a cuore (clima, genetica, aborto, eutanasia) e quello che ci ha meravigliato di più sono state le nostre umane reazioni. Invidia per la sua velocità e senso di rivalsa per gli errori e alla fine persino un po’ di noia”. Poi mi spavento per averli fatto anch’io: “I nerd di tutto il mondo si sono messi a chiacchierare con il nuovo modello conversazionale ChatGPT, per divertimento e per mettere alla prova la sua intelligenza artificiale” Insomma, io nerd non lo sono ma l’ho fatto perché ho una convinzione che vale una parentesi. Bisogna- questa la tesi - seguire il flusso che la digitalizzazione, perché il problema serio nel non aggiornarsi è di trovarsi in retroguardia senza possibilità di imparare cose nuove o persino di trovarsi (pensiamo all’uso dello Spid) di fronte a difficoltà oggettive nell’ occuparsi in molte faccende quotidiane. Ma eccoci di nuovo all’articolo: “Gli ho chiesto di trarre le inevitabili conseguenze ammettendo di non poter prendere il mio posto: «L’intelligenza artificiale renderà obsoleto il lavoro dei giornalisti?». Ha risposto che è improbabile, e anzi potrebbe essere utile al nostro lavoro. «Ma per i giornalisti scientifici la cosa più importante sono le fonti. Non posso fidarmi di quello che scrivi se non conosco le tue fonti». ChatGPT, in effetti, rielabora libri e articoli forniti dai suoi creatori, ma non sa dire con quali criteri siano stati selezionati. Lo saluto ma resto con una domanda: perché mi sono accanita per dimostrare che l’intelligenza artificiale non è poi così intelligente nel senso umano del termine? Perché l’ho bullizzato? il rischio di fornire informazioni sbagliate (incredibile, no?) e il consiglio di evitare di chiedere consigli e di condividere informazioni riservate, ho cominciato chiedendo cosa ne pensava dell’aborto e dell’eutanasia – scommetto che tutti cominciano con il chiedere «cosa ne pensi di». La risposta è spesso una composizione di Wikipedia e di mani avanti: non sono in grado di avere opinioni o credenze, sono un modello, mi hanno costruito così e non è che potete avere tutte queste pretese. Quando gli chiedo se è intelligente, aggiunge «sono solo uno strumento che può essere utilizzato per aiutare a dare risposte alle vostre domande e a fornire informazioni» “. Direi che ha centrato la questione e ha risposto bene. Tra qualche anno le risposte saranno esaustive e calibrate e noi parleremo con il Web in modo ben più compiuto di oggi. Lo dice meglio di me Claude Shannon, il padre della teoria dell’informazione: “L’intelligenza artificiale sarebbe la versione definitiva di Google. L’ultimo motore di ricerca che capirebbe tutto sul web. Comprenderebbe esattamente quello che volevi e ti darebbe la cosa giusta. Non siamo neanche lontanamente in grado di farlo ora. Tuttavia, possiamo avvicinarci sempre di più a questo, ed è fondamentalmente su cui lavoriamo “. Affascinante e inquietante nello stesso tempo.