Confesso di essere un frequentatore dei supermercati, come li si chiamava una volta agli albori della loro nascita, quando erano rari. Oggi hanno diverse taglie e quelli che fanno più impressione sono gli ipermercati, che raccolgono una varietà merceologica - penso si dica così - che intimorisce. E restano anche, fatti salvi i prodotti standard di respiro ormai mondiale che si trovano ovunque, una delle chiavi di lettura dei Paesi che si visitano perché si trovano merci che connotano e diventano cartina di tornasole più di altro degli uso e dei costumi. Quel che mi fa colpisce ormai è la tempistica stagionale che anticipa sempre di più, dovuta ad ovvie ragioni di marketing. Così già da qualche giorno sono spuntate da noi le uova di Pasqua e sembra ieri che si esaurivano le scorte dei panettoni natalizi. Visto che mi tocca scrivere per mantenere il ritmo, guardando queste uova stipate nelle scansie, mi è venuta in mente una espressione che non dovrebbe mai dimenticare e può risultare utile alla bisogna: l’uovo di Colombo. Il personaggio interessato è proprio lui, Cristoforo Colombo, il grande navigatore che, tra l’altro, ma lo dico per pura vanagloria, da alcune ricerche è risultato essere amico di un mio antico avo suo coevo, il celebre cartografo genovese Nicolò Caveri. Ma torniamo all’uovo. Cristoforo Colombo era da poco tornato in Europa dalla sua più celebre esplorazione che, alla ricerca del passaggio a Ovest verso le Indie, lo aveva portato alla scoperta dell’America. Per un suo impegno ufficiale quando forse non si capiva l’importanza delle sue scoperte, Colombo venne chiamato nella dimora del Cardinale Mendoza per una cena in suo onore. Colombo si ritrovò così al tavolo con alcuni gentiluomini spagnoli che, però si dimostrano scettici sulla sua impresa. Così Colombo — con un gesto che diverrà leggendario - prese un uovo e chiese loro per sfidarli di metterlo in posizione verticale sul tavolo. Ognuno prova e riprova più volte, ma invano. Infine, Colombo diede un colpo al fondo dell’uovo sullo spigolo del tavolo appiattendone la superficie quindi pose l’uovo sul tavolo, che restò in piedi infine fermo ed è questa la soluzione che ha creato il modo di dire. Trovo che la semplicità del gesto, ovviamente beffardo, andrebbe adoperato in molte occasioni della vita. Capita quotidianamente non solo di trovare chi critichi a vanvera in questi mondo popolato in più sui di “bastian contrari”, oggi star sui Social. E ci sono - quanti ne ho incontrati in gangli vitali della burocrazia - i complicatori affari semplici, messi alla berlina dal celebre Fantozzi, il travet inventato dal compianto Paolo Villaggio. Ogni giorno e in mille occasioni incontriamo coloro che amano mettere la sabbia negli ingranaggi, si compiacciono delle procedure le più bizantine, obbligano a vere e proprie acrobazie per risolvere questioni elementari. Mi capita di questi tempi per sbloccare una pratica assai ordinaria e sono costretto a firme ripetute, a dichiarazioni della mia identità, a formulari antiriciclaggio e - essendo politico e in quanto tale sospetto - ad ulteriori documentazioni che immagino servano a dimostrare che non…rubo. Ogni volta vorrei raccontare quanto risolvibile in fretta, anche senza avere sulla scrivania l’uovo di Colombo.