Sono andato a vedere questo Tik Tok, il Social che ipnotizzava il preadolescente Alexis. Uso il passato perché ormai gli è stato vietato per la sua capacità attrattiva che non gli faceva del bene in una logica compulsiva. Non so bene - lo ripeto da tempo - come si potrà far risolvere nelle generazioni più giovani il gusto o meglio l’indispensabilità di una socialità vasta, che si fa vis à vis e non in remoto. Intanto i divieti servono ad arginare gli eccessi, ma non mutano la sostanza. Leggere pareri sul tema resta comunque importante e Internazionale propone le riflessioni del polacco Michal Szuldrzynski,,scritte su Rzeczpospolita. Ma analoghi ragionamenti si trovano ormai in tutti i Paesi. Quel che trovo interessante - pensando a quanto si sia reso ridicolo su Tik Tok Silvio Berlusconi - è già la prima parte, dedicata proprio si politici. Ecco: “Su TikTok c'è una specie di sdoppiamento della personalità. Da un lato, i politici pensano in modo apparentemente logico. È il social network che cresce più rapidamente, in Polonia l'app è presente in uno smartphone su tre ed è usata da milioni di polacchi. Bisogna andare là dove sono gli elettori, pensano i politici. E così molti di loro creano account e caricano video su TikTok, mentre partiti e istituzioni lo usano per le loro campagne d'informazione. Dal momento che in media un utente apre l'app dieci volte al giorno e ci trascorre da mezz'ora a un'ora e mezza, i politici s'illudono che se un milione di utenti visualizzerà un loro video otterranno l'attenzione di un gruppo enorme di potenziali elettori. E così semplificano linguaggio e messaggio, aggiungono una musichetta di sottofondo, effetti grafici e sottotitoli, convincendosi di raggiungere i cittadini. In fondo dispongono di dati concreti, di statistiche che tracciano il numero di persone raggiunte da ogni contenuto. Sulla carta tutto quadra. Solo che TikTok è perlopiù uno strumento d'intrattenimento. Chi ci ha passato un po' di tempo sa di cosa sto parlando. E chi non lo ha fatto sappia che si tratta principalmente di video in cui le persone scherzano, fanno smorfie, ballano sulle note di tormentoni musicali, si travestono, mostrano qualche abilità o incidenti registrati per caso. I vecchi filmati a cui ci aveva abituato la televisione, come la telecamera nascosta o i video di matrimonio inviati dagli spettatori in cui si vede per esempio una sposa che cade sulla torta nuziale, sembrano vette di buon gusto rispetto a ciò che passa su TikTok. Ma non è solo una questione di buon gusto. La domanda è se agli elettori arrivi davvero un messaggio, dal momento che su TikTok un video viene osservato in media per un tempo compreso tra i due e i cinque secondi. Si passa oltre letteralmente dopo un batter d'occhi. Quindi, i dati che mostrano il numero di persone raggiunte da un politico o da chiunque altro non sembrerebbero una mera illusione”. Concordo pienamente: la brevità, per altro, è croce e delizia. Ormai è vero che scritti come il mio in questo momento sono forse troppo lunghi, ma certi “corti”, specie video, non si prestano a proporre pensieri almeno un pochino più approfonditi. Ma torniamo a noi e in particolare si nostri figli con le parole di Michal Szuldrzynski: “Allo stesso tempo, i ricercatori mettono in guardia dai rischi legati alle app video, soprattutto Tik-Tok. Gli studi già da qualche anno avvertono che i social network creano una dipendenza neurologica dalla dopamina. Il funzionamento dell'app cinese è stato paragonato senza troppe esagerazioni a quello delle droghe pesanti. Il suo uso prolungato ostacola la concentrazione e l'apprendimento, e provoca tensione nervosa. Promuovendosi attivamente su Tik-Tok, i politici non contribuiscono ad amplificare il potere e le conseguenze dannose di questo tipo di social network?”. Infine osserva il giornalista polacco: “Recentemente il parlamento danese ha vietato ai suoi funzionari di usare TikTok sui telefoni di lavoro. In precedenza lo avevano fatto anche la Commissione europea e il governo degli Stati Uniti, mentre raccomandazioni speciali sono state adottate anche da Paesi Bassi, Canada, Taiwan e Giappone. La ragione è il timore che l'app possa raccogliere dati dagli smartphone, e che le autorità cinesi possano usarli per attività di spionaggio. Non ci sono ancora prove concrete, ma la prudenza di Bruxelles o di Washington non può essere liquidata con un'alzata di spalle, come sembra fare il governo polacco. Quindi, indipendentemente dal fatto che si promuovano su TikTok, maggioranza e opposizione dovrebbero almeno considerare per un momento se i vantaggi di ciò che stanno facendo siano effettivamente maggiori dei rischi”. Insomma: non solo si rischia di fare la figura dei fessi, ma è assai probabile che Tik Tok possa essere strumento spionistico, che viola grandemente la riservatezza, già rimasta flebile di per se stessa.