Aiutare l’Ucraina oggi, anche con le armi e non a parole, e soprattutto pensare alla ricostruzione di un Paese distrutto dalla furia cieca dei russi. Uso ”russi” e non Putin, perché appare evidente che gran parte dei suoi cittadini seguono la follia del dittatore. La Storia insegna che esiste per un popolo la possibilità di liberarsi di autocratici liberticidi e chi non si adopera per farlo è complice. Anche la piccola Valle d’Aosta dovrà darsi da fare, come ha già fatto con l’accoglienza dei profughi e con l’invio di materiale umanitario, per la rinascita dell’Ucraina. Al Console in visita abbiamo proposto di scegliere una Regione di montagna, ad esempio sui Carpazi, dove sviluppare una cooperazione coerente con i nostri savoir faire per aiuti concreti e duraturi nel tempo. Si può immaginare in più interscambi culturali e scolastici e anche una regolazione di flussi per lavori utili da noi, che servano per formazione e apprendimento. Questo “ponte” può essere una scelta seria e responsabile. Bisogna lavorarci sin da ora, sapendo che un sostegno è anche un spinta per avere infine l’Ucraina nell’Unione europea.