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24 giu 2023

A Gressoney un Patrono con il brindisi

di Luciano Caveri

Mi ha opportunamente corretto Cristina De La Pierre, Soprintendente in Valle d’Aosta, per i Beni e le Attività culturali, quando le ho detto: “Ci vediamo a Gressoney-Saint-Jean per la Festa della Birra!”. E lei, con cui mi lega un distante legame di parentela, ha puntualizzato sorridendo: “Ci vediamo per festeggiare San Giovanni, patrono del paese”. Giusto! Quando salgo nella Valle del Lys, sia a Gressoney-Saint-Jean così come a Gressoney-La-Trinité, mi sento "a casa" per varie ragioni. Una - visto che penso che nel nostro "dna" si portino vaghe tracce di memorie dei nostri antenati - è che ho una bisnonna walser (ho in ufficio l'albero genealogico di questa famiglia). La seconda è che da giovane ho passato momenti bellissimi lassù d'estate e d'inverno con amici gressonari, apprezzandone lo spirito e la simpatia. La terza è più politica: da deputato ho fatto modificare lo Statuto d'Autonomia a tutela del particolarismo linguistico e culturale dei Walser.
Ma torno alla birra per far capire quanto il mio non fosse un abbaglio nel parlare della ”Bierfest" di Gressoney-Saint-Jean, nata all'inizio degli anni '80, occasione unica per fare bisboccia e godere del calore umano dei gressonari. Si sappia di quanto la produzione della birra faccia parte delle locali locali tradizioni di stampo germanico. Ci sono stati birrifici legati a gressonari, come "Zimmermann" a Verrès e la birra "Aosta" (marchi oggi di proprietà "Heineken"). Ma ci sono anche la "Menabrea" di Biella (oggi della "Forst") e soprattutto la birra "Kuhbacher" che lega le nostre Alpi con un paese tedesco. Questa birra, consumata a fiumi durante la "Festa della birra" dei Walser, ha una storia singolare, raccontata sul sito aziendale.
Ciò avviene con una premessa: "La Baviera da sempre è considerata la patria della birra. Qui, dove ancora vige "Il decreto sulla purezza della birra" che dal 1516 impone ai produttori locali l'utilizzo di solo acqua, malto, luppolo e lievito nella fabbricazione delle loro birre, viene prodotta "Kühbacher Bier", nel rispetto della natura e della tradizione. Già nel 1011 le monache benedettine, che abitavano il convento nonché attuale castello di Kühbach, producevano la propria birra".
Così si prosegue: "Nel 1839 Maximilian duca di Baviera, padre della famosa principessa Sissi e proprietario del castello di Kühbach, costruì un nuovo birrificio. Nel 1862 l'intera proprietà fu acquistata da Joseph Anton Beck-Peccoz, all'epoca imprenditore siderurgico in Baviera.
E' da oltre 150 anni quindi che il bene è in mano alla famiglia Beck-Peccoz, discendente da una antica stirpe Walser, popolazione residente in Valle d'Aosta da oltre 700 anni. Alcuni membri emigrarono in Baviera nel diciottesimo secolo divenendo prima commercianti, poi industriali. La famiglia è di doppia nobiltà: Ludwig I° Re di Baviera conferì il titolo bavarese di Freiherr von Beck nel 1840, grazie ai meriti imprenditoriali di Joseph Anton. Anni dopo la famiglia reale di Savoia convalidò questa nobilitazione per la linea italiana con il titolo di Baron de Peccoz. Così nacque il nome composto Beck-Peccoz.
Lo stambecco, animale araldico al centro dello stemma di famiglia, è diventato simbolo del birrificio".
Passai anni fa una serata memorabile all’Oktoberfest di Monaco di Baviera dove sono stato nel loro padiglione. Sempre legata all’epopea di una famiglia walser trasferitasi a Biella, ma perché nel farlo viene magistralmente descritta la comunità walser e la sua capacità di avere contatti economici e commerciali con il mondo germanico.
Mi riferisco al rimarchevole libro “La salita dei giganti. La saga dei Menabrea” (edito da Feltrinelli) dello scrittore milanese Francesco Casolo.
Sono loro, con soci biellesi, che fondarono l’omonima birreria nel 1846 a Biella, società che oggi - pur avendo ancora legami parentali con chi ne diede la nascita - fa parte del gruppo Forst. Ma non ci sono solo i Menabrea nella coralità del racconto, ma ci sono gli Squindo, i Thedy, gli Zimmermann. Citato nel libro c’è il celebre Anton, birraio in Aosta, sepolto nel cimitero di Sant’Orso di Aosta a due passi dalla già citata mia bisnonna walser Hermine Marie Antoinette De La Pierre - Zumstein del ramo Danielsch.
Il libro descrive i legami con la Germania attraverso i colli, che mostrano la rete del popolo walser e dei loro commerci. Molto ruota attraverso la celebre Kramerthal, la Valle dei mercanti nel legame fra Valle di Gressoney e la Valle d’Ayas verso poi la Valtournenche e del valico alpino oggi abbandonato del Colle del Teodulo. Insomma, un sistema sociale ed economico complesso in cui contava anche un bel boccale di birra con il suo “Ein Prosit, ein Prosit”.