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23 giu 2023

Le sfide sul Web

di Luciano Caveri

Claudia de Lillo raccontava qualche giorno fa su la Repubblica della sfida dei cretini romani che hanno cozzato con un’auto con la morte conseguente di un bambino di cinque anni. Erano quasi alla fine di 50 ore passate dentro un’auto di lusso, protagonisti di presunta prodezza scelta da postare come fenomeno sui Social. Dopo la tragedia si sono tolti e lo hanno fatto a furor di popolo e si immagina su consiglio dei loro legali. Scrive la giornalista: “Stralci di colossale, imbarazzante idiozia erano già in rete”. Con questi “challenge” guadagnavano, solleticando il voyeurismo e la stupidità del pubblico di fatto pagante per ogni “clic” che consente la visione. Chiariamo il contesto: i challenge su Internet sono attività o compiti che le persone si sfidano a completare o superare online. Possono coprire una vasta gamma di argomenti e interessi, ed essere di natura divertente, creativa, educativa o anche di sensibilizzazione. Alcuni esempi comuni di challenge su Internet a titolo esemplificativo. Ice Bucket Challenge: Un challenge che coinvolge versare un secchio di acqua ghiacciata sulla propria testa per sensibilizzare sulle malattie neurologiche e raccogliere fondi per la ricerca. Mannequin Challenge: I partecipanti rimangono immobili come manichini mentre viene registrato un video, creando scene divertenti o artistiche. Bottle Flip Challenge: Consiste nel lanciare una bottiglia di plastica in modo che compia un salto e atterri in posizione verticale. Potrei continuare con vari esempi, che possono coinvolgere attività come cucinare, fare scherzi, cantare, ballare, o addirittura promuovere consapevolezza su questioni sociali importanti. È importante - bisogna dirlo? - partecipare a challenge che siano sicuri e rispettino le norme e i valori individuali. Purtroppo su Internet che possono mettere a rischio la salute e la sicurezza delle persone. Ne cito alcuni. Blue Whale Challenge: Un challenge estremamente pericoloso che coinvolgeva una serie di compiti autolesionistici e culminava nel suicidio. Fortunatamente, molte piattaforme online hanno preso misure per contrastare questo tipo di contenuto. E ancora, Fire Challenge: Questo challenge invitava le persone a darsi fuoco o a bruciarsi intenzionalmente, mettendo a rischio la propria vita e provocando gravi lesioni. Ancora uno, Choking Challenge: Questo coinvolgeva la privazione dell'ossigeno per provocare una sensazione di euforia. Purtroppo, ci sono stati casi in cui persone sono morte a causa di questa pratica. È fondamentale comprendere che queste sfide possono essere estremamente pericolose e potenzialmente fatali. È importante utilizzare il buon senso, evitare di partecipare a sfide che mettano a rischio la propria sicurezza e diffondere consapevolezza su questi pericoli per aiutare a prevenire incidenti e lesioni. Dice de Lillo: “Niente sarà più come prima. Per quelle vittime collaterali di una follia narcisistica. Per gli autori di quell’atrocità grottescamente spacciata per gioco.
E per noi che assistiamo annichiliti a questo demenziale, tragico film dell’orrore? E per quelli come loro, che di sfide si nutrono? Cambierà qualcosa?
In questo preciso istante, da qualche parte del mondo o del nostro giardino, qualcuno necessariamente davanti a una telecamera, incurante delle lezioni di una storia che si ripete, si sporge dalla cima di una montagna o di un grattacielo, mangia 100 hamburger o beve 100 litri di birra, si lancia da una scalinata in bicicletta, molesta un passante, bacia un rospo velenoso, spinge il limite un po’ più in là, danzando a occhi chiusi sull’abisso. Proprio come quei cinque dentro una Lamborghini.
Non c’è spinta etica in quell’affannarsi furioso lungo un’iperbole. Non c’è la tensione delle idee e nemmeno lo sguardo largo sul mondo.
Al centro di quegli ipnotici teatrini autoprodotti ci sono solo loro, individui autoriferiti, alla disperata ricerca di un clic, di un like, di un contratto pubblicitario, dei soldi, della gloria, di un trono nell’olimpo degli influencer”. Ma esiste una responsabilità collettiva: ”Ma nessuno si esibisce volentieri in un teatro vuoto. Noi siamo il pubblico. Siamo la misura del successo di questi signori sul palco. Alimentiamo la loro giostra, battendo le mani, affamati di velocità e adrenalina. Ancora, sempre di più, non fermatevi. Fino allo schianto.
È per noi che premono l’acceleratore, che si fanno i selfie, che si umiliano, che si rompono”. Bene ragionarci.