Arrivo a San Francisco, prima tappa di un giro negli States, e salgo su di una navetta per il tragitto verso il centro. Il gentilissimo autista al primo semaforo ci mostra, affiancato al nostro pulmino, un taxi senza conducente a guida autonoma, ormai pienamente autorizzato proprio a partire da poche ore prima. Poi, nel traffico, incontriamo altre auto simili, chiamate robotaxi e riconoscibili non solo perché nessuna ha un guidatore, ma anche per un insieme complesso di strumentazioni sul tetto dell’auto. Ad autorizzare è stata la Commissione dei servizi pubblici della California, che si è divisa sulla scelta con 3 membri che hanno votato a favore, uno contro, il terzo era assente. Sono due società, Waymo e Cruise, a girare per la città californiana, caricando clienti per portarli dove desiderano. Erano diversi mesi che le due società sperimentavano il servizio, in forma gratuita e con limiti su aree e orari, con 500 auto in circolazione. Ora possono operare a pagamento e senza limiti. Da notare che nei giorni prima per protesta alcuni militanti di Safe Street Rebel, un gruppo che difende la sicurezza dei pedoni e la riduzione del numero di auto in città, avevano bloccato le vetture con un cono spartitraffico sopra il cofano per disattivarli questo taxi senza guidatore. Luddisti… Tra breve vedremo auto di questo genere anche in Europa e chissà cosa faranno i taxisti in Italia, dove sono una lobby potentissima e lo si è visto con le polemiche su Uber, che ha tra l’altro la propria sede centrale nella stessa San Francisco. E la mia recente esperienza americana mi ha permesso di vedere come taxi e Uber (ma ci sono altri operatori simili) possono convivere senza le polemiche italiane. Ma la guida autonoma (ho un amico valdobelga che con la sua Tesla non tocca il volante nella tratta Bruxelles-Aosta!) non è in verità la grande rivoluzione cui personalmente aspiravo da bambino, visto che mi avevano convinto che da grande avrei visto le attese e famose auto volanti. Per altro, già grandicello, mi beavo di fantasie con mezzi sfreccianti nel cielo da Blade Runner ad altri film di fantascienza. Ho letto su Focus: “Il futuro dell'auto volante potrebbe essere stato definitivamente riscritto lo scorso 12 giugno, quando la Federal Aviation Administration, l'ente statunitense che regola il trasporto aereo, ha concesso il certificato speciale di idoneità al volo alla Model A, l'auto volante realizzata dalla Alef Aeronautics. Per ora la vettura, o il velivolo, potrà volare in spazi delimitati per scopi dimostrativi o di ricerca. Insomma, il Governo degli Stati Uniti crede nel progetto e ha deciso quindi di agevolarne lo sviluppo”. Ma la novità, anche se dubito, potrebbe emergere con le Olimpiadi di Parigi del prossimo anno. L’azienda tedesca Volocopter, infatti, si è data l’obiettivo di inaugurare entro l’inizio dei Giochi della XXXIII Olimpiade un mezzo di trasporto innovativo che da una parte promette di essere perfettamente ecologico, dall’altra si impone di liberare le strade da una parte del traffico veicolare. Insomma, uno strumento che rivoluzionerà la mobilità. Se i piani della Volocopter verranno rispettati, nell’estate del prossimo anno si potranno raggiungere le sedi delle gare e il villaggio olimpico utilizzando velivoli elettrici a decollo verticale. La stessa azienda assicurava, tempo fa, con un test di pochi minuti il collegamento a breve fra l’aeroporto di Fiumicino e Roma. Temo che sia una trovata pubblicitaria e lo scrivo con dispiacere, perché mi toccherà ancora aspettare affinché un sogno infantile si realizzi: volare con una vettura.