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02 set 2023

Las Vegas>Saint-Vincent

di Luciano Caveri

Sono stato a Las Vegas e devo dire che non ci vuole molto a capire l’aria che tira. Ritengo, tuttavia, che aver visto con i miei occhi, quanto avevo letto su questa città del gioco e quanto avevo visto in film e documentari, mi conforta in un primo pensiero. Anni fa, io non ero eletto all’epoca, pare che fossero venuti degli americani interessati al Casino de la Vallée di Saint-Vincent. In testa avevano - è così mi dicono si fossero presentati - l’idea di fare della Casa da gioco o meglio del paese che la ospita dal 1947 una piccola Las Vegas. Già all’epoca qualche dubbio mi era venuto ed ora - dopo la visita - quei dubbi sono stati del tutto confermati. Prendo a prestito una breve storia di questa capitale del gioco da un sito che si chiama scoprilasvegas: ”Las Vegas si trova nel deserto di Mojave, in un'area con delle zone umide, che l'esploratore spagnolo Antonio Armijo scoprì nel 1829, denominandola Las Vegas. La zona era abitata dagli indiani Paiutes. I primi bianchi ad insediarsi furono i mormoni nel 1855, data in cui entrò a far parte degli Stati Uniti, poiché fino ad allora apparteneva al Massico. Nel 1864 l'esercito costruì il Forte Baker dando impulso all'insediamento della popolazione. Soltanto dal 15 maggio 1905 con la costruzione della ferrovia, nacque la città di Las Vegas. Nel 1900, le sorgenti che bagnavano le zone umide e che avevano dato origine al suo nome permisero lo stanziamento di popolazioni intorno al Forte, fornendo l'acqua ai treni che viaggiavano fra Los Angeles e Albuquerque. Con la legalizzazione del gioco nel 1931 ebbe inizio l'espansione di Las Vegas. Nel 1941, s'iniziarono a costruire dei grandi hotel con casinò. I primi furono "El Rancho Las Vegas" e "La Última Frontera". Si sa che alcuni dei primi investitori erano dei membri della crimitalità organizzata; El Flamingo, il primo grande hotel e uno dei più emblematici, fu fatto costruite dal gangster Bugsy Siegel”. Da lì in poi l’incredibile espansione, trasformando una zona desertica in un’attrazione, ed oggi i suoi abitanti sono 650mila e la folla per le strade e soprattutto negli alberghi-casino è da capogiro. Il solo albergo senza casa da gioco è quello costruito da Trump, perché all’epoca aveva problemi di solvibilità… Oggi è tutto un luccichio, uno sfarzo, un’esibizione del kitsch con monumenti farlocchi e miriadi di negozi di grandi firme e la solita panoplia del food americano. Per strada vengono dati i bigliettini da visita dei bordelli (per questo viene chiamata ”Sin City”, ”Città del peccato”) e di luoghi balzani dove ci si può sposare in vari modi, trascrivendo o no il matrimonio. Nel tempo al solo gioco si è aggiunto un insieme ricchissimo di spettacoli. Io sono andato a vedere quello di David Copperfield, un mago - ormai non più giovanissimo - che vedevo in televisione con trucchi che ancora oggi resistono e in teatro sono ancora più impressionanti a vantaggio di un pubblico cosmopolita. Teatro situato - per capire il gigantismo - nel più grande hotel negli Stati Uniti con 5.044 camere, l’MGM Grand Las Vegas, hotel casinò e resort situato al 3799 di Las Vegas Boulevard South sulla celebre strada chiamata Las Vegas Strip, che è uno spettacolo percorrere. Anche se in verità certe ostentazioni mettono alla fine una vaga tristezza. Ora stanno diversificando ancora, puntando sullo sport in strutture mirabolanti: dal baseball al pugilato, dall’hockey alle gare di corsa automobilistica (arriva a Novembre la Formula 1), dal calcio al football americano. Insomma: attrarre giocatori potenziali o anche semplici turisti con spettacoli sportivi di gran livello. Ecco perché dalla breve descrizione che vi ho proposto immaginare una Las Vegas a Saint-Vincent sarebbe stato di fatto una pura fantasia. Resta, però, un insegnamento e cioè la capacità di differenziare l’offerta e di non cadere nella trappola di proporre il solo gioco d’azzardo.