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29 nov 2023

La specialità resta il caposaldo

di Luciano Caveri

Inutile dire che trattare, certo in chiave politica come sempre dev’essere, delle norme costituzionali a garanzia della Valle d’Aosta è un dovere per noi valdostani e dobbiamo essere per questo vigili e propositivi. Mai si deve agire sulla difensiva, bisogna essere sempre all’attacco e mi scuso se adopero un gergo guerresco inopportuno di questi tempi, ma è per rendere l’idea. Lo scrivo con cognizione di causa, essendo stato l’autore di riforme parziali dello Statuto valdostano in tre occasioni: nel 1989 con il trasferimento al Consiglio Valle della competenza in materia elettorale prima in capo allo Stato, poi nel 1993 con la competenza esclusiva sugli enti locali, la Commissione paritetica stabile per le norme di attuazione, il riconoscimento della comunità walser, infine nel 2001 con le vaste modifiche in tema di forma di governo e affini nello Statuto stesso. Nella riforma di cui parlerò - come punto di orgoglio - ottenni la dizione bilingue della nostra regione Valle d’Aosta-Vallée d’Aoste e altro che sottolineerò più avanti. Ne parlo per una questione di attualità e i suoi eventuali riflessi sul nostro ordinamento. Mi spiego meglio. Chissà se l’autonomia differenziata, il cui testo è ormai pronta per l’aula, arriverà alla fine del suo percorso a vantaggio di un aumento di competenze per le Regioni a Statuto ordinario che ne hanno fatto richiesto. Trattandosi di una previsione costituzionale scritta in Costituzione nel 2001, questa possibilità dovrebbe ovviamente essere qualcosa di concreto e non rimanere inattuata per i giochi talvolta paradossali della politica. La legge costituzionale numero 3, che contiene questa autonomia aumentata per le Ordinarie, venne votata dal solo centrosinistra, che oggi non la vuole più e la dipinge come un disastro istituzionale (comprese alcune Regioni di questo schieramento che prima l’hanno chiesta e poi criticata…) . Ha dunque questi schieramento cambiato idea in profondità e la stessa cosa ha fatto la Lega che votò contro la riforma del Titolo V con parole durissime e oggi, invece, perora la causa con grande vigore. Va detto con onestà che questa riforma nel suo complesso, la sola approvata dal popolo attraverso il referendum (mentre le riforme Berlusconi e Renzi furono bocciate), nacque a sinistra - frutto della Bicamerale per le riforme D’Alema - per depotenziare la richiesta leghista di avere il federalismo e non per reale convinzione, come oggi si vede. Nel frattempo, a conferma che tutto cambia, la Lega da federalista è diventata nazionalista/sovranista con un singolare capovolgimento di fronte. Io quella riforma non la votai, anche se confermava di fatto le speciali (con un verbo assai migliorativo - su cui anch’io lavorai - da “sono attribuite” a “dispongono di forme e condizioni di autonomia, secondo i rispettivi statuti speciali adottati con leggi costituzionali”) e non era un passaggio banale e a confermare il distacco dalle Ordinarie era anche la stessa autonomia differenziata al comma successivo. Il mio No era dovuta alla mancanza del principio dell’intesa della nostra Valle per le modifiche dello Statuto speciale senza la quale le modifiche potrebbero essere unilaterali da parte del Parlamento con le procedure di cui all’articolo 138 della Costituzione e con futuri premi di maggioranza legati al premierato ipotizzato dal Governo Meloni ci sarebbero grossi rischi per numeri schiaccianti. Il nostro Statuto, senza intesa giuridica, resta nella condizione fragile di essere octroyé e cioè concesso! Ora ci si chiede se e come trasferire eventuali competenze assegnate alle Ordinarie alle Speciali. Nel testo attuale ci sarebbe un non ben definito automatismo, mentre va chiarito come fare e la strada maestra a me paiono le norme di attuazione dello Statuto, che consentono nel nostro caso con l’articolo 48 bis di non limitarsi al testo ma di “armonizzare la legislazione nazionale con l'ordinamento della regione Valle d'Aosta, tenendo conto delle particolari condizioni di autonomia attribuita alla regione”. Spazio assai vasto! Resta invece una seconda questione e cioè il tentativo delle Speciali, già in parte avviato, di rilanciare la specialità in parallelo alla riforma delle Ordinarie che lo chiedono. Con la sola eccezione della Sicilia, che ama farsi i fatti suoi, le altre autonomie speciali hanno lavorato su una bozza di legge costituzionale - ciascuna con le proprie peculiarità - che dovrebbe viaggiare, come dicevo, in parallelo con l’autonomia delle Ordinarie per dare nuovo slancio alla specialità , anche alla luce della necessità di superare certi blocchi derivanti dalla giurisprudenza della Corte Costituzionale. Si tratta di un tema vitale anche per la Valle d’Aosta, perché senza norme costituzionali chiare e forti il rischio di declino della specialità incombe sempre.