I buoni propositi sembrano dei fioretti e si fanno - ça sans dire - a fine anno, quando hai, almeno in teoria, un anno nuovo davanti a te. So che sul nuovo ci sarebbe da discutere, perché cesure nette sono impossibili, se non facendo come quelli che spariscono per darsi alla macchia, spesso inseguiti dai segugi di "Chi l’ha visto”, che talvolta si facessero i fatti loro. Sui buoni propositi la pietra tombale, nel senso che l’appunto è stato trovato postumo, c’è Emil Cioran con il suo realismo: ”Insorgo contro tutti i miei buoni propositi e li abbandono puntualmente, con una perseveranza degna di miglior causa”. Quasi peggio, ma più poetico, Fernando Pessoa: ”Ogni volta che i miei propositi, per effetto dei miei sogni, si sono innalzati al di sopra della quotidianità della mia vita e per un momento mi sono sentito alto, come un bambino su di una altalena, sempre, come lui al giardino municipale, sono dovuto scendere e riconoscere la mia sconfitta”. Provo un elenco che spero di sostanza e non di stile. Sul piano politico, mia attuale occupazione principale, ma con temi personali direi:
- che si esaurisca infine il lungo e laborioso procedimento di riunificazione (che alla fine mi sembra la parola più giusta) del mondo autonomista e il mio proposito è quello di metterci anima e corpo (con giusto disprezzo per chi non la vuole, ma non lo dice nelle sedi opportune).
- che io rimanga freddo come una trota e immobile come una sfinge di fronte a chi, specie nelle sedi istituzionali, gioca al perenne agent provocateur e più che dialogo fa monologhi e comizietti, cui bisogna reagire con indifferenza, cimitero delle polemiche.
- Che io stesso e la mia generazione si venga presi sul serio, per chi ci crede e non lo fa in modo stucchevole, quando chiediamo ai giovani di partecipare di più alla vita politica, perché altrimenti ogni lamentazione risulta fine a se stessa.
- Che nel lavoro si debba fare con impegno l’amministratore senza cadere nel tran tran, perché il tocco del politico serve per essere visionari e prospettici nelle decisioni.
- Che mi sforzi di leggere più libri, come facevo in passato, perché imprigionato dalle letture più usa e getta sul Web, pozzo di notizie, ma la lettura con le sue sottolineature e le note a margine da ritrovare è esercizio ben più formativo.
- Che curi di più l’ascolto delle persone, perché quando accumuli tanta esperienza finisci per avere il rischio del partito preso o della posizione ormai predeterminata, mentre l’aria fresca della discussione con nuovi punti di vista arricchisce.
- Che possa fare più sport e meno cene ufficiali o simili, che non solo attentano alla linea (dimagrire è necessario), ma spesso - per quanti utili e spesso divertenti - fanno perdere legami affettivi più importanti.
- Che si eviti la schiavitù della messaggistica e della posta elettronica: non si risponda sempre e ovunque e a chi chiunque, ma ci sia in orario e giorno da ritagliarsi un legittimo diritto alla disconnessione.
- Che si aumentino le scoperte di cose nuove e viaggi stimolanti: raggiunti i 65 anni crescono rischi fisici o bug mentali e non voglio finire come alcuni miei colleghi colpiti da ingiusti svanimenti che offuscano l’onorabilità.
- Che, sulla stessa linea, si taglino i ponti con chi magari si è sopportato per educazione o anche strategia politica e che non merita si perdano tempo e energie nel solco del verso dantesco “non ragionam di loro ma guarda e passa”. E tanti saluti…