Utilizziamo i cookie per personalizzare i contenuti e analizzare il nostro traffico. Si prega di decidere se si è disposti ad accettare i cookie dal nostro sito Web.
02 gen 2024

2024 bisestile e certe attese

di Luciano Caveri

Ero dubbioso se fare o no un elenco delle sfide per l’anno appena cominciato. Poi ho deciso di scrivere qualche cosa, sgombrando il campo da una superstizione più diffusa di quel che si pensi Avere presente il motto ’”anno bisesto, anno funesto”? Tutto è dovuto all’arrivo di Giulio Cesare nell’anno 46 a.C., quando con il “calendario giuliano” si stabilì l’introduzione dell’anno bisestile per compensare la differenza fra l’anno civile e l’anno solare. Il primo infatti, di 365 giorni, non è esattamente uguale all’anno solare, che misura 365 giorni, 5h, 48m, 45s. A lungo andare questo scostamento avrebbe portato ad uno spostamento delle stagioni nel corso dell’anno, motivo per cui si rese necessario un intervento drastico. Bisestile deriva dal latina bis sexto die (sesto giorno ripetuto). I romani con la riforma aggiunsero al calendario un giorno in più dopo il 24 febbraio, detto ante diem bis sextum Kalendas Martias (sesto giorno prima delle Calende di marzo). Si sposta poi questa “aggiunta” al 29 con il calendario gregoriano – il nostro in vigore – e il giorno cade sia ogni 4 anni che negli anni secolari divisibili per 400. Perché la nomea di anno sfortunato? Il mese di febbraio era dedicato alle commemorazioni funebri e ai riti di purificazione e da qui l’idea che quell’aggiunta fosse segno di sfortuna che si riverberava sull’anno intero. Viceversa, nel mondo anglosassone - a dimostrazione di come si può vedere diversamente la stessa cosa - la credenza vuole che l'anno bisestile sia in positivo e di conseguenza il 29 febbraio è considerato il giorno più idoneo per intraprendere progetti di successo. L’elenco delle preoccupazioni per l’anno appena avviato è facile. Chi crede nella democrazia ha alcuni appuntamenti significativi. Dall’esito delle due guerre in corso si giocano partite importanti o almeno io la pensano così. Se la Russia dovesse sconfiggere l’Ucraina l’effetto domino dell’imperialismo russo sarebbe drammatico. Così come non si consentisse ad Israele di far sparire Hamas sarebbe una vittoria di un islamismo radicale che vuole morti noi e l’Occidente. Talebani, Isis, Houthi, Hezbollah, Hamas o qualsiasi altra brigata, i fondamentalisti islamici sono il cancro dell’umanità. Due elezioni risultano capitali per il nostro futuro, quelle americane con il rischio del ritorno di Trump e quelle europee con la legittima paura di una vittoria di sovranisti e nazionalisti antieuropei, che minano la necessaria unità del Vecchio Continente. Odio ormai dal profondo del cuore tutti gli estremismi politici che siano all’estrema destra che all’estrema sinistra. Li accomuna una visione ideologica pericolosa, che mina in profondità la necessità in democrazia di un ascolto reciproco fra tutte le parti e da questo processo dialettico bisogna distillare le migliori decisioni possibili. Se la politica finisce, invece, nelle mani di chi non vuole dialogare, ma solo imporre la propria idea e la propria visione c’è da tenere il peggio e si mette in moto una macchina autoritaria che deve spaventare. E sono troppi i Paesi del mondo che mai hanno avuto democrazia e troppi che la stanno perdendo. Ci sono poi sfide che si riverberano a pieno sulla nostra Valle. In politica si gioca la partita della riunificazione autonomista senza la quale lo scenario futuro si farebbe cupo e le regole elettorali non sono ininfluenti, così come un nucleo autonomista coeso può consentire una riflessione complessiva sullo Statuto e sul nostro ordinamento in prospettiva. Ci sono temi decisivi su cui muoversi con urgenza. Penso al cambiamento climatico sulle nostre montagne e alle conseguenze con politiche di adattamento e mitigazione, a sfide come la digitalizzazione e l’Intelligenza Artificiale, alle scelte future per le concessioni idroelettriche, all’assetto definitivo del Casino di Saint-Vincent, ad un uso nei tempi previsti dei fondi del PNRR e di tutti i programmi europei. La crisi demografica si incrocia con l’invecchiamento della popolazione e con argomenti decisivi come la Sanità e l’Immigrazione. Sono tutti temi - e ho scelto alcune punte dell’iceberg, cui altro si potrebbe aggiungere - che obbligano a decisioni senza ritardi e senza appello.