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05 feb 2024

Sanremo, il vecchio e il nuovo

di Luciano Caveri

Sanremo fa già sorridere, pensando al nome del Comune, perché la questione funziona così: San Romolo, divenne patrono della città ligure nell’XI secolo e «Rœmu» non sarebbe altro che una contrazione dialettale di Romolo da cui deriva - con una strano gioco di parole - Sanremo.

Mi capita di scriverne da tanti anni del famoso Festival e ci andai persino a cantare (si fa per dire…) nel 1995 con gruppo di parlamentari e non fummo neanche lapidati. Sanremo, comunque si guardi la questione, mantiene un appeal nazionale grazie e proprio a questo Festival e quindi a quel mondo della canzone italiana, che è un classico. Anche se, intendiamoci, rispetto al passato più remoto (il Festival apparve per la prima volta nel 1951!) moltissimo è cambiato e specie la musica americana dilaga in tutta la sua potenza d’impatto.

Resta, tuttavia, un tema che credo in molti ci siamo posti: l’impatto della musica e degli interpreti del passato con ponti sempre più numerosi con artisti di oggi. Ne ha scritto intelligentemente, su Grazia, Giovanni Ferrari: “I Ricchi e Poveri dominatori dei ritornelli su TikTok. Orietta Berti regina dell’estate con Fedez e Fabio Rovazzi. Le icone Mina, Raffaella Carrà e Michael Jackson virali su ogni piattaforma. In un’epoca in cui i grandi successi sembrano costruiti a tavolino solo per i ragazzi, le hit e gli idoli del passato incantano le nuove generazioni. E anche il prossimo Festival dimostrerà che la musica è un dialogo senza età.

E se la musica fosse il terreno perfetto per costruire un dialogo con le nuove generazioni?”.

Domanda legittima, che così commenta in modo efficace il giornalista: “Sembrerebbe una sfida ardua nel panorama musicale estremamente differenziato e sempre più frammentato di questi anni. Gli artisti sono moltissimi e se intercettano il giusto target sulle piattaforme possono raggiungere numeri incredibili in poche ore. Un cantante con un solo brano all’attivo può arrivare a certificazioni un tempo impensabili. E non è un caso che molti big della musica italiana e internazionale si stiano interrogando su come mantenere alto il loro standard, come rispettare le loro carriere pluriennali un tempo più “al sicuro”, quando non erano sotto il ricatto dei numeri sulle piattaforme. Proprio poco tempo fa Tiziano Ferro, commentando l’arrivo del secondo disco di platino per il suo ultimo album Il mondo è nostro, aveva ammesso: «Sono tempi complessi per noi “zietti della musica” che facciamo fatica a tenere il passo con il mondo dello streaming»”.

Insomma il mercato dal giurassico dei soli finire e delle Hit Parade è stravolto dall’impatto digitale.

Ancora Ferrari: “Ma c’è un fattore in più che, in questi ultimi tempi, sta emergendo: questo contesto differenziato e pieno di nuovi codici permette un vero dialogo tra differenti generazioni. Infatti, non è per nulla raro che, aprendo TikTok, ci si possa imbattere in brani che molti anni fa occupavano i primi posti delle hit parade italiane e internazionali. Un esempio eclatante è arrivato con i Ricchi e Poveri, tra i concorrenti del prossimo Festival di Sanremo. La loro Sarà perché ti amo, arrivata quinta al Festival della Canzone italiana nel 1981, ha su Spotify oltre 183 milioni di streaming. Una cifra enorme che giustifica il fatto che Angela Brambati e Angelo Sotgiu siano al momento i concorrenti di Sanremo 2024 con più ascoltatori mensili sulla piattaforma (arrivano a quasi 5 milioni e 384 mila). Altro esempio: “In novembre Figli delle stelle, brano del 1977 di Alan Sorrenti, ha conquistato i ragazzi, finendo come sottofondo di oltre 13mila video su TikTok in pochi giorni. Il tutto grazie a un trend che ha coinvolto un estratto del brano. La stessa cosa è avvenuta per Certe notti di Ligabue che, la scorsa estate, a 28 anni di distanza dalla sua pubblicazione, ha riscoperto una nuova vita, arrivando in tendenza in Italia, grazie al suo utilizzo da parte di molti utenti per la creazione dei propri contenuti. (…) Di questi tempi, quindi, non è così improbabile imbattersi in grandi successi del passato, da quelli già citati fino a Madonna (la sua Material Girl, in particolare, ha conquistato milioni di ragazzi), Michael Jackson, Raffaella Carrà. Giusto per citarne alcuni. Così la Generazione Z non si accontenta dei propri idoli. E, anzi, tra trend e lip sync (quando si mima il canto su una base già registrata), cerca di riscoprire le icone del passato”.

Rispuntano così vecchie glorie: “Basti pensare al trio dell’estate 2021 composto da Fedez, Achille Lauro e Orietta Berti, che con Mille hanno scalato le classifiche. Ma anche a Toy Boy, canzone che nello stesso anno ha portato il duo formato da Colapesce e Dimartino a duettare con Ornella Vanoni. Fabio Rovazzi, poi, ha fatto di questa contaminazione quasi un marchio di fabbrica: nel 2017 ha cantato Volare con Gianni Morandi e la scorsa estate ha duettato con Orietta Berti per La discoteca italiana. Molti di questi brani, testimonianza di un incontro generazionale, hanno un’impronta leggera ed estiva, tra ventagli e tormentoni, il tutto riprendendo sonorità del passato. Di diverso stampo, invece, è la collaborazione tra Blanco e Mina in Un briciolo di allegria, canzone che ha avvicinato la Tigre di Cremona al mondo dei più giovani, sempre meno abituati a etichette e frontiere tra generi, non solo sessuali. Il tutto con un sound più che attuale”.

La chiosa di Ferrari è assieme constatazione e speranza: ”Le canzoni sono da sempre lo specchio della società. Parlano di amore, coraggio, nostalgia. E, con i loro testi, riescono a mostrarci come cambia il nostro approccio ai sentimenti nel tempo. Ma per guardarci dentro, si sa, è necessario dare anche un’occhiata dietro di noi. E una bella canzone può davvero unire diverse generazioni”. Il prossimo Festival confermerà questo trend.