Sono proprietario di una Volvo e manifesto verso questa marca automobilistica tutto il mio apprezzamento. Ora leggo che la marca svedese, ormai nelle mani dei cinesi, intende cessare la produzione di vetture con motori termici (diesel e benzina) a partire dal 2030. La data anticipa quel 2035 che consentirà in Europa di adoperare motori termici solo se alimentati da carburanti sintetici, vale a dire combustibili neutri in termini di CO2, mentre per il resto tutto dovrà essere elettrico.
Rispetto all’elettrico, che pure mi affascina per molte ragioni come la riduzione delle emissioni nocive per il Pianeta e l'efficienza del motore, ho però perplessità da ignorante di materie complesse e mi scuso se le elenco. La prima è che sarà pur vero che l’elettrico non inquina, ma come si produce questa energia elettrica? In Germania, anche per alimentare la rete elettrica per le ricariche, hanno riaperto le nocive centrali a carbone. E poi: se domattina in Valle d’Aosta ci fossero 2000 auto elettriche da un giorno all’altro sappiamo bene che proprio la rete di distribuzione non basterebbe a reggere la necessità di energia e ci sarebbe un assalto agli stalli che in molte zone non basterebbero.
Aggiungo la paranoia da viaggio medio-lungo, che fa sorridere di compatimento gli amici ormai “elettrici” che sono settari, e dunque la preoccupazione di rimanere a secco con la batteria, per cui devi fare calcoli esatti per capire dove fermarti e le soste devono essere predisposte con anticipo, perché non è certo come fare il pieno in pochi minuti ad un distributore di benzina. E se trovi in panne il luogo di ricarica che avevi attentamente determinato?
Vi è poi, in zona alpina come la nostra, il problema delle temperature bassissime, che rendono fragili i motori elettrici e, per evitare che la batteria, si scarichi bisogna dosare bene velocità e impianto di riscaldamento! Aggiungo la preoccupazione, spiegatami da un amico vigile del fuoco in dettaglio, del fuoco che avvolga una vettura elettrica, incendio che va trattato in modo molto specifico. Infine: smaltire le batterie usate non è per nulla banale. Immagino che un esperto possa smontare punto per punto queste mie preoccupazioni e farmi fare la figura del fesso. E’ interessante, però, per non sentirmi solo coi miei dubbi, leggere un articolo di Sophie Fay su Le Monde, che racconta dei successi della Renault con il patron Luca de Meo e di Stellantis con il potente Carlos Tavares, entrambi i costruttori francesi si sono buttati sull’elettrico.
Ma ecco cosa emerge in un primo passaggio: “Les deux patrons se préparent en effet à l’arrivée d’une vague de concurrence des constructeurs chinois sur le marché de l’électrique, au moment même où les consommateurs hésitent et mettent leurs achats sur pause dès que les gouvernements retirent leurs subventions. En outre, Renault et Stellantis ne parviennent pas à rivaliser avec la technologie de « voiture-logiciel » de Tesla”.
Proprio Tavares – che da Parigi dirige Stellantis, che ha maggioranza azionaria francese - aveva minacciato il Governo italiano con una dichiarazione, che suonava così: o date sovvenzioni sull’elettrico o chiudiamo gli stabilimenti italiani e non lo dice a caso, perché un normale automobilista fa i conti e l’elettrico costa parecchio. Tornando alla dichiarazione: già oggi il Gruppo ex Fiat ha visto un drastico dimensionamento degli stabilimenti e soprattutto dei dipendenti, cosi Tavares, a fronte delle polemiche, ha dovuto correggere il tiro e ribadire la centralità delle fabbriche italiane…
Ancora sull’articolo di Le Monde: “Sur le déploiement de la voiture électrique, aucun des deux patrons n’envisage de revirement stratégique, même s’ils reconnaissent que le marché connaîtra des hauts et des bas. « Il ne faut pas tomber dans la dépression sur l’électrique », recommande M. Pieton. Questo Thierry Pieton è il Direttore finanziario di Renault e fa capire in poche parole come la situazione in prospettiva non sarà rosea. Vedremo gli sviluppi e spero che certi miei scetticismi si dissolvano.