Al suo primo congresso in Valle d’Aosta Fratelli d’Italia fa scandalo e si toglie la maschera di partito dal volto buono, anch’esso rispettoso dell’autonomia valdostana. Ciò avviene grazie a Domenico Aloisi, classe 1947, figura minore della politica valdostana (consigliere regionale per due Legislature, eletto nel Movimento Sociale nel 1983 e nel 1988 nel 1991 divenne…socialista). Ed è bene che i valdostani ne prendano per tempo coscienza, perché tutto è accettabile in politica, ma non violare alcune fondamenta dell’Autonomia valdostana, che parevano essere condivise e invece tutto si infrange e si mostra il volto vero della rampante estrema destra con giubilo della platea.
Scrive Alessandro Mano su La Stampa un articolo su questa ultima trovata per bocca di Aloisi. Così inizia: ”Emile Chanoux? Era un fascista. Per questo, «emerge chiaramente la falsità storica della Resistenza in Valle d'Aosta». Applausi. Parole e musica sono di Domenico Aloisi, 10 anni da consigliere regionale dell'Msi a cavallo tra gli Anni 80 e 90, tra i fondatori dei Fratelli d'Italia. Usa il podio del congresso regionale di Fdi per un attacco frontale agli autonomisti”.
Avete capito? Applausi e la trovata di Aloisi che mirava alla pancia e al cuore dei presenti. Cosa di meglio di smontare il mito di Chanoux e immaginarlo in camicia nera? Ancora le parole di Aloisi nell’articolo: “Gli autonomisti hanno «costruito un sistema clientelare, un sistema di socialismo strisciante», sulla Resistenza «sono arrivati a falsificare la storia: l'esempio eclatante è la figura di Cha noux. Ci hanno sempre detto che in Valle d'Aosta c'era un 1 uomo che per tutta la sua vita si era battuto contro il fascismo. Per giustizia e verità storica, alcune cose vanno dette». Anche perché «sono trascorsi 80 anni. Occorre valutare le cose dal punto di vista storico e non strumentalizzarle».
Così, citando una fonte stranota, Aloisi “rivela” quanto si sapeva da sempre e cioè che Chanoux per poter fare il notaio aveva dovuto prendere la tessera del PNF (Partito Nazionale Fascista). Ma Aloisi, che da agente immobiliare diventa storico revisionista, dimentica - per piacere ad un pubblico dalle nostalgie del Regime - che Chanoux fu motore della Resistenza antifascista di stampo autonomista ed ebbe un ruolo essenziale nella formazione dei giovani attraverso la Jeune Vallée d’Aoste, divenendo infine martire della Resistenza, ucciso dai fascisti. Sul sangue di Chanoux e sul suo esempio non si può speculare e farne una macchietta da mettere alla berlina. Fu lui con i suoi scritti e con il suo esempio di amore per la nostra Valle ispiratore dell’autonomismo valdostano e mio zio Séverin,, a capo dell’Union Valdôtaine nel dopoguerra e discepolo e amico di Chanoux, ne tracciò più volte le caratteristiche salienti di uomo colto, deciso, ancorato al suo territorio e coraggioso sino al sacrificio estremo. Aloisi nel suo comizietto ha voluto offuscare la figura di un grande valdostano con una prodezza senza senso, che mostra però come certi veleni giochino senza scrupoli anche su di una personalità condivisa da tutti come Chanoux, volendone sporcare la memoria. Temo faccia parte di un filone di glorificazione del Ventennio che, nel caso specifico, usa la Storia per polemizzare senza un senso reale e immagino che ciò avvenga da parte dell’autore per farsi un po’ di pubblicità, uscendo dal suo cono d’ombra.
Mi trattengo, perché andrei al di là della critica. I fatti parlano da soli e mi auguro che questa scelta di infangare Chanoux venga respinta con grande fermezza a pochi mesi dagli ottant'anni dalla sua morte.