Ho seguito con curiosità il lungo e purtroppo lento scrutinio per le Regionali in Sardegna sino al risultato conclusivo delle urne. Va segnalato in premessa come un elettore su due abbia disertato il voto. Un problema serio, soprattutto perché verificatosi malgrado quella che sembrava sarebbe stata una forte mobilitazione della popolazione, che invece non si è avuta per nulla.
Chi santifica l’elezione diretta del Presidente come panacea democratica dovrebbe dare un’occhiata al ruolo dei partiti ridotti al lumicino e alla contrazione della partecipazione dei cittadini per nulla eccitati dalla logica da duello western. Questo per dire che la tentazione di traslare il risultato sardo a livello nazionale è operazione ardita, ma che ovviamente i vincitori già fanno e i perdenti fanno l’esatto contrario con in più un regolamento di conti dentro il centrodestra. Si parla, dato alla mano, di un voto disgiunto della Lega (crollata al 3,8 dei voti) per vendicarsi dalla perdita della candidatura del proprio Presidente uscente. Probabilmente le Europee, con il proporzionale, creeranno nuove occasioni di riflessione.
Sarà bene che la Valle d’Aosta collabori con la nuova Presidente, Alessandra Todde, che appartiene ai Cinque Stelle (sui quali il mio giudizio è noto) e ha ottenuto questo ruolo apicale grazie alla cessione della candidatura del PD nella logica del campo largo.
Ora bisogna trovare quel che unisce e non quel che divide. Questo avviene con le altre Speciali, prescindendo dalle maggioranze e dai partiti faro: Bolzano con SVP, Trento e Friuli-Venezia Giulia con Lega, Sicilia con Forza Italia e dunque Todde e la sua maggioranza saranno interlocutori con cui lavorare, specie sul dossier delicato delle riforme statutarie che bollano in pentola e ancora non si sa se sortiranno qualcosa di commestibile.
La sconfitta del centro-destra, vale a dire l’elemento politico di spicco delle elezioni vista l’aria di vittoria che si respirava a suo favore. è salutare per ridimensionare certo meloninismo rampante. Credo che la lezione servirà anche ai miei amici sardisti per comprendere l’abbraccio mortale con la Lega salviniana, che nulla ha a che fare con ideali federalisti e identitari. Lega punita dai sardi, pur avendo di fatto avuto - come dicevo - la Presidenza della Regione uscente attraverso uno Psd’az sua costola.
Con la Sardegna mi legano alcune cose. Ho sempre apprezzato Emilio Lussu, grande sardista, fu relatore e difensore alla Costituente dello Statuto di autonomia valdostano e mantenne contatto con mio zio Séverin negli anni successivi, quando era leader dell’Union Valdôtaine. Esistono per altro una serie di analogie, nella logica della specialità, fra il nostro Statuto e quello sardo. Penso alla annosa questione della Zona franca. Ho lavorato con gli eletti del Psd’az alla Camera dei deputati, lavorando su modifiche statutarie anche a loro vantaggio (ottennero, grazie ad una mia iniziativa, la competenza esclusiva sugli enti locali) e ho corso alle Europee con quel partito nel 1989. Negli stessi anni ho participato a loro congressi nazionali e a loro comizi, cementando amicizie anche con il Sindacato sardo. Ho poi seguito la valorizzazione della lingua sarda, nelle sue diverse varianti, durante la discussione della legge sulle minoranze linguistiche storiche. Sono stato spesso in vacanza in Sardegna e ho visitato non solo le coste VIP, ma anche lo straordinario interno.
Ci sono molti elementi di crisi e di difficoltà che hanno agito sul voto e ora non resta che augurare buon lavoro alla Presidente e alla sua maggioranza.