Leggo con un certo divertimento, ma con il necessario rispetto per chi partecipa alla tenzone, del “mordi e fuggi” in trasferta ad Aosta di diversi candidati “esteri” delle liste in lizza per le prossime elezioni europee. L’idea assolutamente rispettabile è quella di accaparrarsi qualche preferenza anche sul territorio valdostano. Questo è il frutto della obbrobriosa legge elettorale per le elezioni europee.
Dal 1979, prima occasione per applicare alle elezioni del Parlamento europeo il suffragio universale e dunque il voto dei cittadini, la Valle d’Aosta venne inserita nella circoscrizione Nord Ovest con Piemonte, Lombardia e Liguria. Ovvio che questo inserimento fu un killeraggio politico rispetto al diritto di una Regione autonoma di avere un proprio rappresentante a Bruxelles-Strasburgo in analogia con quella circoscrizione elettorale che garantisce nello Statuto di Autonomia un deputato e un senatore nel Parlamento italiano. Così recita l’articolo 47: “Agli effetti delle elezioni per la Camera dei deputati e per il Senato, la Valle d'Aosta forma una circoscrizione elettorale”.
Segnalo di passaggio che se sciaguratamente al posto del giusto termine “circoscrizione” ci fosse stato “collegio” il rischio di scippo anche di questo diritto sarebbe stato compiuto e l’ho visto nel mio ruolo di deputato nelle discussioni avvenute sui metodi di voto, ad esempio del celebre “Mattarellum”, sistema elettorale in vigore in Italia dal 1993 al 2005.
Ma torniamo alle Europee e al meccanismo di apparentamento fra un partito espressione della minoranza valdostana e un partito nazionale che sin da subito, 45 anni fa, avrebbe dovuto consentire ai valdostani di avere un parlamentare europeo. Il meccanismo prevede per chi prenda 50mila voti di preferenza nella lista della minoranza l’elezione al posto dell’ultimo eletto della lista “madre”. Ovviamente il meccanismo nacque per i sudtirolesi abbastanza numerosi per raggiungere quel quorum e non per valdostani (l’ultima volta hanno votato 53mila aventi diritto!) e sloveni, citati anch’essi nella legge.
Il caso della mia elezione dopo le elezioni del 1999 fu un caso fortunato: presi molti voti e entrai nell’elenco dei candidati dei Democratici come primo dei non eletti, sostituendo Massimo Cacciari dimissionario.
Quel che deprime è che in quasi mezzo secolo le ripetute e varie proposte per avere una ragionevole certezza di un eletto valdostano non siano mai state prese in considerazione, che fossero norme di modifica dello Statuto o leggi ordinarie con diversi meccanismi di tutela.
Chissà i candidati di tutti i colori che vengono in cortese visita in queste settimane, generalmente senza alcuna conoscenza della nostra Valle con una comparsata episodica, come possono spiegare questa evidente ingiustizia.
Anzi, dovessi dire nel frattempo si è perpetrata anni fa una seconda ingiustizia e lo scrivo da Bruxelles, dove sono per una riunione di Commissione del Comitato delle Regioni, organo dell’Unione europea che rappresenta le democrazie locali in Europa. Pur avendo poteri ridotti rispetto al Parlamento europeo, si tratta di un’assise utile per seguire le politiche comunitarie. Ebbene, attualmente la Valle è membro supplente e non titolare, come ero stato io stesso in passato, diventando anche Capo della Delegazione italiana e questo accentuava il mio peso politico. La rinomina a inizio 2025 dei rappresentanti italiani sarà l’occasione per vedere se questa evidente iniquità sarà o no confermata e bisognerà battersi affinché questo non avvenga, come penso sia capitato per distrazione o incapacità di chi a suo tempo se ne sarebbe dovuto occupare e non lo ha fatto.