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27 mag 2024

Ricordare Mike Bongiorno

di Luciano Caveri

Leggo molte interviste, piene di ricordi, legate a quello strano modo di ricordare personaggi celebri attraverso date di compleanni ipotetici.

È il caso dei 100 anni di Mike Bongiorno, morto l’8 settembre 2009 ma nato appunto il 26 maggio del 1924. Su di lui cito un ricordo illustre: ”Il nome e la personalità di Mike Bongiorno - scriveva Sergio Mattarella commemorandone il decimo anniversario della scomparsa - hanno segnato gli esordi della televisione italiana e ne hanno accompagnato lo sviluppo per oltre mezzo secolo. Della tv Mike Bongiorno è stato dapprima un pioniere e quindi un vero e proprio simbolo, una popolarissima icona che con modi semplici e ironia ha saputo parlare agli italiani di diverse età. Ha tenuto a battesimo le trasmissioni della Rai e poi la stagione del pluralismo delle emittenti televisive. Non si è mai fermato nelle sue sfide professionali: progettava ancora nuovi programmi su nuove piattaforme quando le forze gli sono venute meno. I suoi motti, i suoi quiz, la sua ‘allegria”’ resteranno nella storia delle comunicazioni”.

Quale miglior soddisfazione, pensando a certo inutile veleno di Umberto Eco nel suo celebre saggio ”Fenomenologia di Mike Bongiorno” del 1961 in cui non lesinò critiche tipo ”Mike Bongiorno non si vergogna di essere ignorante e non prova il bisogno di istruirsi. Entra a contatto con le più vertiginose zone dello scibile e ne esce vergine e intatto”.

Ho avuto l'onore di averlo insignito nel settembre del 2007 quale "Ami de la Vallée d'Aoste" nel corso di una cerimonia in piazza Chanoux. che era diventata spassosa e commovente grazie all'attestato d'amore che Mike aveva voluto testimoniare alla "sua" Valle d'Aosta o più precisamente alla "sua" Breuil-Cervinia. Era l'epoca in cui, contento di essere stato da noi insignito, confessava a tavola che se gli avessero proposto di diventare Senatore a vita avrebbe accettato volentieri. Ricordo anche con interesse i suoi racconti di vita partigiana, ma anche qualche commento su Silvio Berlusconi con cui all'epoca era un pochino in rotta, dopo aver fatto tanta strada assieme con la nascita delle televisioni private in Italia”.

Così scriveva Aosta Sera nel ricordare la cerimonia di premiazione in Piazza Chanoux ad Aosta: ”Un emozionato Mike Bongiorno ha aperto ieri pomeriggio la sfilata, sul palco allestito in Piazza Chanoux, degli ‘Amis de la Vallée d’Aoste e dei ‘Chevaliers de l’autonomie” Con il suo cavallo di battaglia: Allegria!” il decano della televisione ha salutato il pubblico e le autorità presenti e poi visibilmente commosso ha ringraziato: ”E’ uno dei giorni più belli della mia vita. Sono diventato cittadino onorario valdostano – ha continuato Mike Bongiorno – grazie ai tanti anni di frequentazione di Cervinia dove ho fatto migliaia di chilometri di discese con gli sci, iniziando prima ancora della guerra”.

Mike, appassionato di montagna, ha frequentato il Cervino dal 1933. Al Breuil volle festeggiare i suoi 80 anni, continuando a frequentarla fino a poche settimane prima della morte e per questo una sua statua è stata piazzata a Cervinia, un mezzobusto di oltre due metri, che raffigura Mike Bongiorno mentre guarda verso la vetta del Cervino (da dove pubbliciizzò un grappa attaccato con una corda alla croce!) e porta una scritta con la sua storica esclamazione “Allegria!”.

Come molti, sono stato un suo ammiratore sin da bambino in quella TV in bianco e nero della mia infanzia e conoscerlo di persona fu per me una grande emozione e lo stesso Mike era emozionantissimo quel giorno di fronte ai valdostani che in tanti lo celebrarono nel cuore di Aosta. Sul Sito Collettivo.it - e con questo concludo - si racconta di lui e dello strano binomio con il famoso giornalista Indro Montanelli ed è una bella storia: ”Michael Nicholas Salvatore Bongiorno nasce il 26 maggio del 1924 a New York, da padre italoamericano e madre torinese. Statunitense naturalizzato italiano, era tornato ancora piccolo con la mamma a Torino. Sfollato sulle Alpi piemontesi, grazie alla sua conoscenza dell’inglese, viene impiegato come staffetta tra le formazioni della Resistenza e gli Alleati, che raggiungeva in Svizzera. Catturato a Cravegna (Novara) durante una di queste sue missioni rischia di essere fucilato, ma si salva perché gli agenti della Gestapo gli trovano addosso documenti americani. Condotto a San Vittore passa 64 giorni in isolamento completo. Finito il periodo d’isolamento, rimane in carcere fino al 26 settembre del 1944. ”Ero stato arrestato dai nazisti il 20 aprile del ’44 - raccontava il Mike nazionale in un'intervista a Repubblica - mentre stavo preparandomi ad attraversare il confine svizzero. Il passaporto americano, che avevo buttato un po' incoscientemente dalla finestra mentre l’alberghetto veniva circondato, era stato trovato da uno della Gestapo. E così mi portarono a San Vittore, dove mi faccio sessantaquattro giorni di isolamento completo, poi mi mettono in cella con un altro detenuto e alla fine mi danno anche qualche permesso per svolgere i lavoretti all’interno del carcere. Quando passo dall'infermeria, c’è Montanelli, che mi dà un bigliettino per sua moglie. Se ci penso, al rischio che ho corso. Me lo sono messo in bocca e l’ho consegnato”.

“Ti ricordi la mattina che per la prima volta entrasti nella mia cella, numero 132, quinto raggio? - gli chiederà lo stesso Montanelli - Ti fermasti sulla soglia con quel tuo viso di furetto, l’unico pulito fra tutti quelli nostri perché ancora non avevi la barba, mi guardasti con occhi cordiali e mi dicesti 'Bongiorno' 'Buongiorno!'. Ti risposi un po’ stupito di quelle maniere insolitamente urbane. Al che ti mettesti a ridere e un poco arrossendo ribattesti: 'No, Bongiorno è il mio nome'. E io che sono superstizioso, subito pensai: 'Bè, costui ha l’aria di menar buono'. Intanto mi menasti buono perché proprio quella mattina ricevetti qualcosa che certamente, alcuni giorni prima, era stato un pollo arrosto. Magro. Ma pollo. E a portarmelo fosti proprio tu, che avevi, se non sbaglio, l’incombenza di raccogliere fra noi ‘isolati’ quella che molto eufemisticamente veniva chiamata ‘la biancheria’, e perché godevi di una certa libertà di circolazione dentro il ‘raggio’. Di questa tua libertà io fui certamente uno dei più sfacciati profittatori. Non oso nemmeno fare il conto di tutti i biglietti di cui ti feci postino, di tutti gli intrallazzi di cui ti feci mezzano, di tutte le tresche di cui ti appioppai la pericolosa responsabilità. E non ricordo nemjmeno se te ne ho mai ringraziato .. Lo faccio ora”.