Guardo dal mio balcone le cime innevate della mia Valle d’Aosta e mi compiaccio visto che da anni non capitava in questo periodo. Ciò può servire per sfoderare la celebre definizione da canzonetta “maledetta primavera” per una stagione su cui si potrebbe aggiungere un altro must: non ci sono più le mezze stagioni! Per altro - mai affezionarsi ai modi di dire - le vere stagioni restano in realtà solo due e cioè quella fredda (da Ottobre a Marzo) e quella calda (da Aprile a Settembre).
Certo è che le forti piogge e la già citata neve in quota alimentano i nostri borbottii e confermano come il tempo che fa influenzi la nostra vita e continui ad essere un argomento forte di conversazione. Facile ad esempio che periodi come questo accentuino dubbi sulla bontà di uno dei temi più importanti nel dibattito scientifico e politico: il cambiamento climatico.
Capita spesso, a questo proposito, di confondere il clima con tempo meteorologico, in realtà due concetti differenti. Il tempo meteorologico (o più semplicemente meteo) è l’insieme delle condizioni meteorologiche (temperatura dell’aria, pressione, umidità, direzione e velocità del vento, etc.), che caratterizzano l’atmosfera in un determinato momento e in un determinato luogo.Una specie di fotografia immediata di breve periodo: una istantanea. Il clima invece, rappresenta l’insieme delle condizioni atmosferiche medie in una data regione, dedotte da osservazioni meteorologiche di temperatura, pressione atmosferica, venti, umidità, precipitazioni e nuvolosità relative a lunghi periodi di tempo.
A sua volta il clima è influenzato da: latitudine, altitudine, vicinanza al mare, condizioni orografiche, come nel caso valdostano la presenza di catene montuose e correnti atmosferiche. Così, mentre il meteo si riferisce ad una breve durata, fino ad un massimo di qualche giorno, variabile da un giorno all’altro; il clima si basa su osservazioni meteorologiche millenarie ed è come una serie che può essere lunghissima di fotografie, che messe assieme diventano un filmato di lunga durata.
Una durata talmente lunga che consente, negli incredibili rivolgimenti della Terra che portano oggi al mondo che viviamo, a dire: ma perché vi preoccupate, essendo sempre stato così da tempo quasi immemorabile con rivolgimenti incredibili che logicamente avvengono anche oggi? Questo serve a chi è scettico sull’attuale cambiamento climatico ad ascrivere il pericoloso riscaldamento del Pianeta alla Natura. A me è capitato di fare escursioni in zone della Valle d’Aosta con geologi che raccontavano storie avvincenti che cosa fosse avvenuto nelle diverse ere nel posto dove mi trovavo in quel momento. È un esempio facile in zona alpina riguarda la formazione delle attuali montagne e il movimento di quelle creature quasi viventi che sono i ghiacciai.
Ma sono gli esperti del clima a spiegarci con dati scientifici come la preoccupazione attuale, colta con evidenza nel corso delle nostre vite, è come il fenomeno attuale, per la componente derivante dai nostri comportamenti umani sui rivolgimenti in atto, sia così accelerato da spingerci sino all’orlo di un baratro.
Una consapevolezza da avere che richiede le risposte giuste e rapide per evitare il peggio e bisogna farlo attraverso gli strumenti della democrazia e senza estremismi inutili. Bisogna agire sulla spinta della razionalità e non di un catastrofismo che ottiene quasi l’effetto opposto di cadere in una sorta di rassegnazione.
E fanno male anche i cretinetti del codazzo ecologisteggiante che pensano che sporcare con i colori i palazzi storici, appiccicarsi con la colla a quadri famosi o bloccare le auto sulle strade con ingorghi mostruosi sia una coraggiosa azione politica utile contro l’emergenza climatica.
Una volta si sarebbe detto: mandateli a lavorare in miniera.