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01 lug 2024

Il tempo matto

di Luciano Caveri

Lo dicevo ieri in una seduta straordinaria della Giunta regionale valdostana di come nella mattinata di sabato scorso sembrasse quasi che l’allerta emanato dalla Protezione Civile in Valle d’Aosta fosse una scelta allarmistica.

Poi nel pomeriggio sono arrivate le previste piogge martellanti, con altri fenomeni distruttivi conseguenti, che hanno colpito in diverse località della Regione, dimostrando come le previsioni del tempo fossero giuste e i timori fondati. Ormai la capacità previsionale è molto elevata e bisogna tenerne conto con la dovuta attenzione e trovare metodi sempre più efficaci per avvertire di fenomeni locali ad alto rischio da prendere sul serio.t

Il tema incombe e ha caratteristiche ormai chiare: è provato scientificamente un legame fra le conseguenze del cambiamento climatico per l’elevarsi delle temperature e il manifestarsi di quelli che gli esperti definiscono un evento meteorologico estremo. Ci si riferisce con questa formula ad un fenomeno meteo particolarmente violento e intenso, in grado di causare gravi danni sia all’ambiente naturale e alle infrastrutture dove si verifica sia purtroppo alla popolazione che ci abita con rischi gravi per la vita umana.

È possibile distinguere tra eventi estremi localizzati e di breve durata, come trombe d’aria e nubifragi ed eventi più lunghi e duraturi nel tempo, come le ondate di calore o i periodi di siccità. Anche sulle Alpi abbiamo già un repertorio di casi, che certo già esistevano nel passato e le cronache li riportano, ma oggi sono ricorrenti e violenti.

Negli ultimi anni, infatti, questi eventi, un tempo piuttosto rari o relegati particolari zone della Terra, sono diventati più intensi e frequenti e interessano anche luoghi dove prima erano del tutto sconosciuti. Banale l’esempio, nella percezione che abbiamo, di piogge che ci ricordano monsoni tropicali per la loro forza distruttiva o temperature così elevate anche in quota che contraddicono le serie registrate in passato e mutano i territori.

I temporali - lo abbiamo visto in queste ore - hanno assunto connotati diversi rispetto ad un tempo, quando servivano d’estate a salutari abbassamenti di temperature. Ormai sono fulmini e saette con piogge che talvolta diventano forti grandinate, con chicchi di grosse dimensioni e nella migliore delle ipotesi con grandi quantitativi d’acqua che precipitano al suolo con gravi conseguenze e in breve tempo. I fenomeni temporaleschi inoltre, fino a pochi anni fa tipici nel Nord Italia quasi essenzialmente - come dicevamo - della stagione estiva, fanno ormai la loro comparsa anche in pieno inverno o in un mese come l’attuale giugno che statisticamente sembrava estraneo a condizioni meteo cosi negative come quelle di questo 2024.

Quel che risulta da trombe d’aria e nubifragi è lo stretto legame con alte temperature e umidità, che originano l’accumulo di grossi quantitativi di energia nei bassi strati dell’atmosfera e l’energia è proprio il “carburante” degli eventi estremi.

L’Agenzia Ambientale Europea ha stilato una lista degli eventi estremi che costituiscono un maggior rischio per l’Europa e questa comprende: ondate di calore, piogge torrenziali, inondazioni, tempeste di vento, siccità, grandinate e mareggiate.

Si stima che nel corso di questo secolo, ad esempio, la frequenza delle inondazioni possa triplicare, mentre quella di ondate di calore e siccità aumenterà di più di dieci volte. Gran parte dell’Europa sarà soggetta ad eventi estremi e questo vale purtroppo anche per le Alpi, pensando al territorio che si modifica con questioni concrete come lo scioglimento dei ghiacciai, versanti dove aumentano i rischi di instabilità, rischi crescenti di inondazioni, accentuarsi di pericoli valanghivi e via di questo passo.

Senza logiche di drammatizzazione si tratta di proseguire il lavoro in corso in Valle d’Aosta di controllo e monitoraggio con la realizzazione di opere di prevenzione dei rischi. Centrale l’informazione delle popolazioni e dei turisti che ci visitano e la crescita di una cultura del rischio a partire dalle giovani generazioni.

Una sfida importante su cui, per scelta, si lavora da anni e non bisogna abbassare la guardia e prendere atto con responsabilità di pericoli e fragilità.