I miei rapporti con il nuovo membro italiano della Commissione europea, Raffaele Fitto, sono improntati alla massima cordialità. Capita così – per noi due, come per molti altri - con chi ha attraversato diverse esperienze politiche dalla Prima Repubblica in poi.
Ci chiamano “dinosauri” e trovo, alla fine, che chi ne fa un uso dispregiativo non si rende conto di appuntarci sul petto una medaglia.
Infatti, in politica come nel resto della vita, l’esperienza non è da buttare via. Fitto ne ha accumulata parecchia e ha avuto alti e bassi nella sua carriera politica, ma è sempre rimasto in piedi. Lo ha fatto perché viene dalla razza più coriacea fra i politici italiani: è nato e morirà democristiano.
Poco conta che abbia cambiato partito in certi passaggi. Anche a Bruxelles alla fine la spinta decisiva è venuta dai Popolari (democristiani europei), che lo considerano figlio loro, anche se in realtà appartiene a Fratelli d’Italia e quella Meloni che nei rapporti con l’Europa ha fatto un sacco di pasticci.
Ma da questi pasticci Fitto è riuscito ad uscire per i suoi trascorsi e ha ottenuto, a dispetto di chi non ci credeva, una VicePresidenza esecutiva e dubito potesse aspirare a materie più importanti di quelle che ha ottenuto proprio per il vizio di origine di essere schierato con quella Destra sovranista che di fatto ha perso in Europa le elezioni europee.
Si occuperà della Politica di Coesione e delle Riforme e di un pezzo non esclusivo del PNRR. Cose utili per le Regioni italiane e materie di cui si occupato in questi anni al Governo e che conosce di sicuro per i suoi trascorsi di Presidente della Regione Puglia.
L’ultima volta ho incontrato Raffaele, con cui ci diamo del tu come capita fra vecchi colleghi parlamentari, quando è stato ad Aosta per la firma di cui sono stato auspice su alcuni fondi complementari in presenza del Presidente Giorgia Meloni, che nel suo discorso mi ha pure ringraziato per il lavoro fatto con il suo Ministro.
In realtà, nei mesi precedenti, più volte, sia di persona che on line, avevo incontrato Fitto, che immagino abbia sempre apprezzato quella che io considero una mia dote e per alcuni miei avversari viene considerato un difetto: la franchezza.
In particolare, fatto salvo che nella successione storica dei fondi europei che la Valle d’Aosta ha ottenuto siamo sempre stati virtuosi nella spesa a differenza di altri sotto osservazione, avevo detto al Ministro che certe invadenze statali nell’utilizzo dei fondi strutturali era contra legem e lesiva dei poteri delle Regioni. La logica di accentramento su Roma, che purtroppo ancora si intravvede nell’ultima legge italiana in materia – avevo spiegato – , sarebbe lesiva dei Trattati e non lo dico solo io ma lo dicono anche esponenti del centrodestra che amministrano le Regioni.
Ora nel nuovo ruolo di Commissario europeo dovrà, cambiando cappello, farsi garante di questi principi, gestendo – come dovrà – un insieme di politiche di coesione, che avranno come primo ostacolo il Bilancio europeo e la tentazione che proprio in questo settore ci possano essere tagli draconiani, che sarebbe sbagliati se non intollerabili.
Ci sono poi in questa legislatura europea altre sfide che aspettano Fitto. Sarebbe ragionevole il rinvio di un anno della scadenza dei progetti del PNRR e lo dico da un versante, quello valdostano, dove complessivamente stiamo avanzando bene, malgrado ritardi e inefficienze dello Stato che avevo più volte riferito allo stesso Fitto quando ci vedemmo nel solco sempre di dire le cose come stanno.
Altra sfida che ci interessa è il mantenimento e il rafforzamento della cooperazione transfrontaliera, che resta una pietra preziosa per la nostra Valle. E lo stesso si può dire delle questioni legate alla montagna: bisogna non solo seguire dossier ben noti, come la macroregione alpina come modello di una struttura diversa dell’Unione europea degli Stati, ma anche capire che prima o poi, in applicazione dell’articolo 174 dei Trattati che evoca la necessità di tenere conto dei territori montani e delle loro particolarità nelle decisioni europee, bisognerà scrivere una direttiva chiara sulla montagna che risolva per sempre la questione delicata della perimetrazione di questi territori e valga come presidio perenne in tutte le materie di competenza comunitaria.
Speriamo che il Commissario - visto che gli posi in modo secco la domanda in un incontro della Stato-Regioni - prenda in mano la storia delle concessioni idroelettriche con le gare sciaguratamente inserite nell’accordo sul PNRR, quando nel resto d’Europa, in nome della sovranità energetica e della transizione energetica,nessuno le fa.
Certo Fitto dovrà trovare su diverse questioni degli alleati e segnalo come sarebbe utile per lui mantenere rapporti stretti con il Comitato europeo delle Regioni, che sicuramente sulla Coesione ha le idee chiare e potrà, nel reticolo fine della politica di prossimità che rappresenta, essere una chiave di volta per rafforzare l’idea di un’Europa ispirata al celebre e spesso vilipeso principio di sussidiarietà.
Ora vedremo come andranno gli “esami” di Fitto nel passaggio delicato che avverrà a Strasburgo, quando i singoli Commissari saranno al vaglio non sempre semplice dei parlamentari europei. Un ultimo ostacolo che penso supererà grazie alla capacità democristiana di annusare le trappole e superarle.