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30 nov 2024

Reazioni al cambiamento climatico

di Luciano Caveri

Trovo che sul cambiamento climatico - tema serissimo cui bisogna reagire - ci sia una ormai una varietà eccessiva di momenti pubblici in cui, alla fin fine, si rimestano sempre le stesse cose. Questo vale anche attraverso tutte le Alpi, che oggettivamente sono fra le zone di Europa che soffrono di più delle conseguenze del riscaldamento globale con annesso innalzamento delle temperature.

Attenzione: giusto parlarne senza tabù e con i linguaggi opportuni, che certo devono essere diversi nella logica del grande pubblico, piuttosto che per i giovani o per gli scienziati, altrimenti si fa un gran minestrone.

Soprattutto è bene, in questo senso, riflettere sull’impatto sull’opinione pubblica e i suoi vari segmenti, specie ricadenti sulla psiche.

Scrive con la giusta pacatezza Camilla Soldati su Lifegate: “Il clima cambia e con lui anche le nostre emozioni. No, non stiamo parlando di meteoropatia o sbalzi di umore per una giornata grigia, ma dell’insieme di emozioni che proviamo in relazione all’ambiente naturale che ci circonda e, quindi, anche in relazione ai cambiamenti a cui è soggetto”.

Tema impegnativo che è premessa ad un discorso interessante sulle ecoemozioni: “Il termine “ecoemozioni” viene usato nell’ambito della psicologia ambientale ed ecologica e descrive il profondo legame emotivo tra gli esseri umani e il pianeta, che può includere emozioni sia positive sia negative. Le ecoemozioni sono significative perché riflettono il modo in cui le persone elaborano emotivamente la relazione con la natura e la consapevolezza delle sfide ambientali. Possono influire sulla nostra salute mentale, anche negativamente soprattutto se non affrontate, oppure se incanalate positivamente possono essere una forza motivante per intraprendere nuove azioni.

Gli effetti dei cambiamenti climatici non sono più un concetto astratto e distante: la crisi climatica viene a bussare alla nostra porta in modi che non avevamo mai sperimentato e con una potenza fuori dal nostro controllo. Per questo motivo possiamo provare paura, ansia e disagio al pensiero di possibili catastrofi ambientali; tristezza per un ambiente che non vedremo più come lo avevamo conosciuto; oppure un senso di unione nell’affrontare le sfide climatiche basato su una profonda connessione con l’ambiente e con la Terra. Non solo, quindi, conseguenze fisiche, ma anche sulla salute mentale che spesso vengono ignorate. Non sempre sono facili da riconoscere in quanto sensazioni nuove che hanno bisogno di definizioni, tanto da diventare neologismi nei dizionari di tutto il mondo”.

Spuntano così questi neologismi, divisi in chiaro e in scuro. Ecco la parte in negativo: Ecoansia: La profonda sensazione di disagio e di paura che si prova al pensiero ricorrente di possibili disastri legati al riscaldamento globale e ai suoi effetti ambientali. (Treccani, 2022);

Solastalgia: Stato di angoscia che affligge chi ha subìto una tragedia ambientale provocata dall’intervento maldestro dell’uomo sulla natura. (Treccani, 2018). Il disagio emotivo quando ci rendiamo conto che l’ambiente che ci è familiare e caro è cambiato negativamente a causa dei cambiamenti climatici;

Ecoparalisi: il senso di impotenza e perdita di speranza e motivazione di fronte ai cambiamenti climatici;

Terrafurie: la rabbia generata in risposta ai disastrosi cambiamenti del clima mondiale, indirizzata a istituzioni politiche e sociali;

Global dread (terrore globale): la perdita di speranza per il futuro e l’ambiente.

Ecco invece la parte positiva: Sumbiophilia (sumbios = vivere insieme + philia = amore) lo stato emotivo positivo che si esprime come il piacere di vivere insieme. Senso cooperazione tra la specie umana e le altre specie, animali e vegetali;

Endemophilia: (endemia = dimora + philia = amore) il sentimento di amore per un determinato ambiente percepito come casa, senso di appartenenza;

Eutierra: il senso di unione con la Terra e l’intero ecosistema.

Tutto bene, certo, sia la necessità di curare i disagi se non le malattie mentali di chi si trova in difficoltà di fronte a paure, ansie e fobie sia nel prendere atto di chi reagisce in qualche modo in positivo, se non scivola con entusiasmo nella patologia. La chiave di tutto resta la necessità di scuotere i Grandi del mondo e la svolta trumpiana va purtroppo nel senso opposto. Intanto la chiave di volta, al punto in cui siamo giunti e aspettando misure vere per la riduzione delle emissioni di CO2, spicca l’adattamento come assoluta priorità.