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29 mar 2025

Lo stress cattivo e quello buono

di Luciano Caveri

Capita, nelle conversazioni quotidiane, di trovare amici che, se chiedi loro come stanno, rispondono: “Sono stressato”.

La parola stress deriva dall’inglese antico distress (ma altri dicono dal francese estresse), che significa “angoscia” o “afflizione”. Nel Medioevo, il termine distress veniva usato in inglese per indicare difficoltà o sofferenza. Col tempo, la parola è stata abbreviata in stress, mantenendo un significato simile legato alla pressione o alla tensione. Nel contesto scientifico e medico, il termine stress è stato introdotto nel XX secolo dal fisiologo Hans Selye, che lo utilizzò per descrivere la risposta del corpo umano a stimoli fisici ed emotivi.

Interessante che cosa scrive Tanja Stelzer sullo Die Zeit, nella traduzione fatta da Internazionale.

Così esordisce in un articolo da cui trarrò qualche spunto: “Una delle poche cose su cui oggi siamo tutti d’accordo è che lo stress fa male, che fa ammalare. E che continua ad aumentare. La vita che accelera, il lavoro che si intensifica, i social media, la recessione, l’inflazione, la guerra. Quasi due terzi dei partecipanti a una ricerca di YouGov realizzata in Germania nel 2023 hanno definito piuttosto elevata o molto elevata la loro percezione dello stress. Per molte persone ogni giorno è come l’evacuazione di un aereo. Per loro la vita non è altro che una serie infinita di emergenze.Lo stress può toglierci il sonno, può creare problemi al cuore o all’intestino. Può stringerci la gola in una morsa, prosciugarci, consumarci. E sembra che lo yoga e il digital detox, che in teoria dovrebbero servire a combatterlo, non bastano a liberarci dall’ansia che affligge le nostre società. Ma perché liberarsi dello stress è così difficile? Abbiamo bisogno di un corso di emergenza per le nostre vite, o basterebbe imparare a gestire correttamente le tensioni? È possibile che lo stress abbia perfino dei lati positivi?”.

Il racconto prosegue con gli studi (con un test chiamato Tsst) svolti in Germania di due ricercatori sul tema, che sono marito e moglie, Clemens Kirschbaum e Angelika Buske-Kirschbaum. Ecco il punto: “Per verificare se una persona è effettivamente sotto stress da un punto di vista biologico bisogna misurare i livelli di cortisolo. (…) Il cortisolo, come l’adrenalina e altri ormoni, viene rilasciato dalle ghiandole surrenali in condizioni di stress. La differenza tra adrenalina e cortisolo è che la prima, rilasciata pochi secondi dopo lo stimolo stressante, provoca tachicardia e mani sudate. È un effetto spiacevole, ma dura pochi minuti e non danneggia l’organismo. Il cortisolo, invece, è rilasciato venti-trenta minuti dopo lo stimolo e non provoca sensazioni specifiche. Fa salire la glicemia in modo che il cervello sia rifornito di energia. Blocca la digestione, perché in situazioni di stress ci sono cose più importanti da fare che andare in bagno. Inibisce il sistema immunitario, perché tutta l’energia dev’essere usata per gestire la situazione e non per combattere un’infezione. L’effetto del cortisolo può durare diverse ore. Se lo stress persiste, anche i livelli di cortisolo rimangono elevati”.

Veniamo al punto: “Quando Clemens Kirschbaum ha sviluppato il Tsst, il cortisolo aveva una brutta fama: era stato scoperto che può danneggiare l’ippocampo (l’area del cervello che controlla la memoria e le emozioni), che rende l’organismo maggiormente soggetto alle malattie e che può favorire obesità, diabete e ipertensione. Sembrava che elevati livelli di stress fossero piuttosto dannosi. Secondo Kirschbaum, però, sul breve periodo lo stress può avere effetti decisamente positivi: ci rende attivi, lucidi e concentrati. Come durante l’esercitazione sul simulatore di volo. Combattere o fuggire, ecco il significato dello stress dal punto di vista evolutivo: consentirci di salvare la pelle in situazioni di pericolo, mobilitando tutte le nostre risorse. Gli umani preistorici dovevano sfuggire ai predatori, quelli di oggi devono evacuare un aereo o fare una buona impressione sui clienti, tutte cose che possono sembrare questioni di vita o di morte. (…) Dopo un po’, quando si è riusciti a sfuggire al predatore, l’esercitazione è stata completata o la presentazione è finita, il cortisolo viene smaltito. P la Il problema sorge se lo stress persiste. Questo succede quando le situazioni stressanti si susseguono o quando compaiono dei pensieri ossessivi: sarò stato all’altezza? Continuerò a esserlo? In questi casi, l’organismo non può riprendersi e, con i livelli di cortisolo sempre alti, diventa impossibile rilasciarne altro in situazioni di stress acuto e quindi gestire bene un ulteriore aumento dello stress. Ecco perché chi è costantemente stressato sviluppa una forte sensibilità dal punto di vista biologico, reagendo con maggiore intensità alla più piccola occorrenza di stress acuto”.

Insomma: lo stress viene paragonato ad una sorta di elastico, che offre una carica positiva, ma al di sopra di certi livelli è nocivo e l’elastico si spezza.

La sintesi finale, proposti casi concreti, è questo: “Troppo cortisolo e troppo stress portano all’esaurimento, l’assenza di cortisolo porta alla morte. Come fare a trovare un equilibrio? Quasi tutti gli esperti concordano sull’utilità di alcune cose semplici e poco spettacolari: un’alimentazione sana e regolare, fare attività fisica e dormire bene. E poi c’è un’altra cosa da fare, probabilmente la migliore di tutte. (…) L’affetto degli altri è come un’armatura. Il social support, come lo chiamano gli psicologi, aiuta a sopportare lo stress. Un partner empatico, un buon amico, qualcuno che dopo una dura giornata di lavoro ti ascolta veramente – ecco il rimedio magico contro lo stress. È anche gratis. Solo che non puoi comprarlo, neanche con tutto il denaro del mondo”.

Grande pensiero!