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29 giu 2025

La macchina del tempo e i libri

di Luciano Caveri

Quanto mi piacerebbe avere una macchina del tempo per viaggiare nel passato e nel futuro.

Dovessi scegliere, però, preferirei tornare indietro per vedere dal vivo quanto ho studiato sui libri e magari incontrare qualche mio avo. L’avvenire inquieta e non vorrei avere brutte sorprese nel proiettarmi avanti.

Questa idea di attraversare il tempo è uno dei temi ricorrenti nella fantascienza, sia in letteratura che al cinema e anche nelle serie televisive che oggi spadroneggiano.

Confesso di essere sempre affascinato da alcune teorie della Fisica, che stento spesso a capire, ma mi fido di chi ritiene che una macchina del tempo prima o poi potrebbe esserci.

Che sia la teoria della relatività di Einstein, i Buchi neri rotanti di Kerr, il Cilindro di Tipler o i Ponti di Einstein-Rosen (wormhole), quel che è certo - lo scrivo avendo letto qua e là, affascinato da questi titoli - è che il tema resta lo spaziotempo e la possibilità di spostarsi in epoche diverse.

C’è chi appunto ritiene che ci siano dei fondamenti credibili e chi sostiene che mai avverrà e si tratta solo di legittime elucubrazioni.

Intanto, per generazioni come la mia direi che è oggettivamente precluso questo salto nel tempo e mi dispiace perché che non ci sarò quando - eventualmente - quanto descritto da certi autori o scienziati potrà concretizzarsi.

Nel frattempo - per certi viaggi al momento impossibili - potrebbe supplire la tecnologia in crescita, nota come realtà virtuale, che crea un ambiente digitale immersivo, simulando esperienze sensoriali (vista, udito, talvolta tatto) attraverso dispositivi come visori, cuffie e controller.

Si tratta di mondi virtuali in grado di restituirci facilmente ricostruzioni di scenari del passato e permette di avventurarsi in ipotetici mondi del futuro in cui immergersi.

Certo questo vale per esperienza di gioco, ma può valere per l’istruzione nelle scuole e per la formazione professionale, così come per nuove forme di socialità e in materie come l’architettura e persino la medicina.

E anche per capire la Storia.

Immaginiamo di capire come potesse essere il Neolitico in Valle d’Aosta o la vita quotidiana in Augusta Praetoria o ancora quanto avveniva dentro i nostri castelli.

Si possono oggi immaginare ricostruzioni sempre più realistiche con dispositivi meno invasivi di certi attuali visori. E fa impressione pensare a certe tecnologie che amplieranno le possibilità, come l’Intelligenza Artificiale in sperimentazione o come il Neuralink di Musk, che potrebbero consentire il controllo diretto tramite il cervello, eliminando la necessità di controller fisici.

Resta da riflettere come strumenti così avanzati possano accentuare rischi di isolamento e di eccessiva dipendenza da ambienti virtuali, che creino dipendenza simile alle droghe in vite parallele.

Infine: un pensiero poco digitale, che mostra forse un aspetto nostalgico di cui mi faccio volentieri carico.

Quanto descritto, come proiezione tecnologica che arriverà, non potrà mai sostituire la forza straordinaria dei libri, che creano in noi pensieri e immagini che sono la forza del cervello umano.

I libri sono statici, apparentemente fermi nella loro fisicità. In realtà nella pagina ci si può immergere e dallo scritto - fermo ad aspettarci fra una pausa e l’altra nella lettura - emerge la nostra capacità nel seguire trame, ottenere informazioni, costruire legami con altri aspetti della nostra cultura personale.

Non è una logica retrograda o che intenda rinnegare le potenzialità di tecnologie straordinarie di cui sfruttare qualunque vantaggio, ma di capire che ci sono capisaldi culturali frutto dell’ingegno umano che - loro sì! - attraversano il tempo.