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08 lug 2025

La Svizzera che stupisce

di Luciano Caveri

Ho sempre provato – e per un valdostano credo che sia normale – una viva ammirazione per la Svizzera.

Di certo la vicinanza con la Confederazione ha forgiato uno degli interessi che la politica valdostana di stampo autonomista ha sempre coltivato: il federalismo.

Un sistema assai singolare quello elvetico nella sua configurazione costituzionale, ispirato davvero alla sussidiarietà. Anche se, come capita sempre, il rapporto fra il centro, situato a Berna, e le Repubbliche cantonali è sempre all’insegna di una vivace dialettica, specie in epoca di generale centralismo nel mondo, anche a discapito della democrazia.

Si aggiunge poi il sistema di democrazia diretta a colpi di referendum, che è davvero difficile da capire e soprattutto da esportare. Lo stesso vale per la logica direttoriale dei Governi con rapida rotazione delle Presidenze e un sistema di rappresentanza consociativo, che ammorbidisce il rapporto fra maggioranza e opposizione.

Interessante anche la convivenza di diverse lingue e di fatto di culture diverse, che sinora sono riuscite a convivere fra pesi e contrappesi, anche se qualche stridio oggi si vede e anche per noi è visibile nel vicino Valais con i francofoni che hanno oggi a che fare con germanofoni assai combattivi.

Ciò detto, almeno dal punto di vista valdostano, è sempre piacevole avere a che fare con la Svizzera Romanda e ci sono grandi affinità fra noi e loro. Nelle riunioni ufficiali si sente un clima di grande familiarità.

Quel che stupisce della Svizzera sono, ogni tanto, delle decisioni innovative che scuotno la convinzione che vivano in una situazione estremamente conservatrice. Vorrei fare due esempi.

Il primo riguarda il suicidio assistito su cui in Italia si dibatte da anni e in questi giorni sta avvenendo un confronto in Parlamento sulla base anche di sentenze coraggiose e che indicano la strada da parte della Corte Costituzionale.

Ebbene, in Svizzera suicidio assistito è regolata da un quadro giuridico chiaro da molti anni. E’ stato adottato un approccio liberale e pragmatico, che la rende uno dei pochi Paesi europei dove è legalmente possibile il suicidio assistito, anche per cittadini stranieri e conosco persone che hanno approfittato di questa possibilità.

Il suicidio assistito prevede che una persona riceva i mezzi (tipicamente barbiturici letali) per togliersi la vita, ma compie l’atto da sola. Mentre non è consentita l’eutanasia attiva: una terza persona (spesso un medico) somministra direttamente il farmaco letale. Su questo punto ad horas dovrebbe esprimersi proprio la Corte Costituzionale italiana, riferendosi a chi – pur lucido nella decisione – non possa operare direttamente per motivi di impedimento fisico.

Interessante il quadro giuridico svizzero.

L’articolo chiave del Codice Penale Svizzero è il § 115, che non punisce l’aiuto al suicidio se: non vi è un motivo egoistico (cioè l’assistente che accompagna il malato non trae profitto dall’atto) e la persona che muore lo fa di sua spontanea volontà e consapevolezza.

Sono altrettanto chiare le condizioni richieste. Attenzione: non esiste un limite legato a una diagnosi terminale (come in altri Paesi). Tuttavia, è richiesta: possedere la capacità mentale di intendere e volere; subire una sofferenza (fisica o psichica) che la persona giudica intollerabile; conservare una volontà libera e informata.

Ora – a dimostrazione della volontà per nulla banale di avere una legislazione innovativa – vi è in Svizzera, a partire dal 1° luglio, l’obbligo per il commercio e nella ristorazione di apporre etichette sui prodotti di origine animale, che dovranno indicare se gli animali sono stati sottoposti a pratiche dolorose come castrazione e decornazionesenza anestesia o macellazione senza stordimento.

L'obiettivo è aumentare la trasparenza e permettere ai consumatori di fare scelte più consapevoli e forse di migliorare certe pratiche, evitando quelle più disumane verso gli animali. Questo vale anche per mutilazioni, come il taglio della coda nei suini o del becco nei polli, senza anestesia. O la produzione di foie gras (anche se questa pratica è vietata in Svizzera, l'etichettatura riguarda le importazioni).

Vedremo come reagirà la società svizzera.