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09 lug 2025

Un documento dal passato

di Luciano Caveri

Mi sono messo a cancellare le poste elettroniche da uno dei miei indirizzi per contrastare l’ormai evidente saturazione.

Un giorno scopriremo come, a fronte di meravigliose collezioni di lettere del passato, l’uso ormai scontato delle mail, per non dire delle altre forme di messaggeria, abbia azzerato comunicazioni utili per i posteri.

D’altra parte la carta è in crisi. L’altro giorno all’aeroporto di Bruxelles volevo comprarmi un libro, perché avevo una lunga attesa del volo in partenza, e non ho trovato una libreria dove poter fare l’acquisto.

L’altro giorno volevo fare la stessa cosa con delle riviste – un classico estivo, quando ci sono momenti di ozio – e ho constato come ormai, a parte la lenta agonia delle edicole nel tempo, quando trovi una rivendita troppo spesso si trova un numero ridottissimo di pubblicazioni.

Certo sono fra i colpevoli, leggendo ormai moltissimo – finché ci vedrò bene – sul mio telefonino e questo vale, ad esempio, per i quotidiani mattutini.

E i documenti e i libri? Anche in questo caso si è letteralmente sepolti da versioni digitali.

Ma volevo parlare di altro.

Nello scavo su mail ormai datate, ritrovo un allegato che mi fu  cortesemente spedito nel 2022 e riguarda una copia fotografica del Codice civile del Regno di Sardegna (la dizione è questa), stampato ad Annecy nel 1868 e tradotto in francese da tale professor J.B. Gandolfi, di cui non ho rinvenuto sul Web nessun riferimento biografico.

Mi era stato inviato per un singolare riferimento al mio bisnonno, primo Caveri giunto in Valle d’Aosta e dalla personalità forte e a tratti probabilmente bizzarra.

Così si legge nella prefazione: “Depuis la séparation de Nice et de la Savoie, il y a encore en Italie l'arrondissement d'Aoste, où les bureaux publics se tiennent en langue française. Mais le gouvernement ne fait plus publier officiellement les lois dans cette langue, parce qu'il veut introduire peu à peu dans ce pays la langue italienne.

Cependant cette population, composée presque entièrement de campagnards illettrés, qui ne connaissent que leur patois, a absolument besoin qu'on lui lise les lois d'une manière non équivoque, dans une langue qui ait quelque rapport avec ce patois.

C'est pourquoi le Chev. Caveri, sous-préfet de l'Arrondissement, et qui, d'après les expressions des journaux du pays, a montré plus d'activité et d'initiative dans son administration, et a fait plus à lui seul, en quelques années, que tous ses prédécesseurs depuis vingt ans, et auquel un grand nombre de Communes ont décerné solennellement la bourgeoisie, comme attestation de leur connaissance, a pris l'initiative de faire traduire officieusementles lois principales pour l'usage de cette population.

Il voulut bien me charger d'abord de traduire la loi administrative en y ajoutant des commentaires; et, après l'accueil favorable qui a été fuit à cette publication, et que sa grande utilité fut constatée, il voulut encore m'engager a traduire le Code civil, dont la connaissance est d'une importance extrême dans ce pays, où le morcellement indéfini de la propriété donne lieu à des procès renaissants, qui formentl'occupation principale de cette population, et sont une gangrène qui dévore toute prospérité, qui perpétue la misère dans les familles. La plus grande source de ces procès, c'est l'ignorance de la loi, car bien souvent une simple lecture du Code aurait suffit pour les prévenir”.

Presentazione non certo politicamente corretta…

Resta la riflessione sul francese, ormai venduto da alcuni come se fosse una specie di storia inventata e non la realtà storica per la Valle d’Aosta.