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03 ott 2025

Banalizzare la complessità

di Luciano Caveri

Nei sondaggi nazionali il centrodestra per ora vola indisturbato e questo sembra per ora il mood della maggioranza degli italiani, in vista delle Politiche del 2027.

E invece nel campo della sinistra le piazze si accendono con le bandiere palestinesi per le vicende tragiche di Gaza e l’informazione italiana ha seguito con clamore fortissimo, non presente nella stampa internazionale, la nota Flotilla.

Il tentativo fallito in queste ore di entrare via mare a Gaza, con intenti di protesta contro Israele e di solidarietà ai palestinesi, non è nuovo.

Ci fu, ovviamente in quadro diverso, la Freedom Flotilla (Flottiglia della Libertà), che mirò per prima senza successo nel 2010 a rompere il blocco navale di Gaza.

Ora c’è stata la Global Sumud Flotilla (GSF), fondata nel luglio 2025, e capace di un successo mediatico in Italia di grande risonanza con uso abile di nuove tecnologie per far vivere in diretta gli avvenimenti, creando un vero e proprio pathos.

Cui corrisponde l’azione del mondo variegato dei cosiddetti proPal, una galassia movimentista assai variegata in azione in queste ore. Protesta cavalcata da uno schieramento della Sinistra tradizionale, tipo PD e CGIL, con l’aggiunta delle ali più estreme e dei pentastellati, gli Zelig della politica italiana.

La CGIL con un altro sindacato autonomo ha pure proclamato per oggi uno sciopero generale, entrando nel campo della politica internazionale con una sferzata di giovanilismo che inquieta per le conseguenze.

Nelle piazze si profila il rischio - già visto ieri a Torino e altrove - che ci siano anche gli antagonisti ”casseurs”. È già successo in analoghe situazioni, in assenza dei servizi d’ordine dei cortei della mia giovinezza, e ormai basta qualunque pretesto per mettere a ferro e fuoco tante città con scontri violenti con le forze dell’ordine. Naturalmente quando lo fanno sostengono che ciò avvenga…nel nome della Pace, ma questo non è pacifismo.

Inutile dire quanto il periodico sfoggio di violenza gioverà ai sondaggi del Governo Meloni e non servirebbe neppure alla causa palestinese.

Già, la causa palestinese oggi - come ormai da tempo immemorabile - al centro di vicende diplomatiche complicate e certo non riassumibili in slogan. Ma, come molte storie complesse, si presta a facili e pericolose semplificazioni anche nella banalità delle discussioni fra amici, figurarsi nelle sedi istituzionali.

O si sta di qua o si sta di là. Quanto personalmente non accetto. Voglio mantenere un mio pensiero contro gli odiosi opposti estremismi di chi sposa a pieno ogni scelta israeliana di fare tabula rasa e di chi finisce per tenere per Hamas e gioca con l’orrore dell’antisemitismo.

Non è equilibrismo, è paura di un mondo nel quale - e i palestinesi ne pagano le conseguenze, comprese le ambiguità nei loro confronti dei Paesi arabi - non esiste più la logica del compromesso, dell’idem sentire contro la violenza, della diplomazia in alternativa alla guerra e potrei proseguire l’elenco.

Sono spaventato e non tanto per me, quanto per i miei figli, dalla semplificazione ideologica di problemi complessi, da scorciatoie mediatiche che non servono, da chi profitta di storie tragiche per sfogare il suo teppismo, da arrampicatori che vogliono arrivare in politica e usano la pancia e non la testa, da chi finanzia campagne di informazione e controinformazione.

Chi manifesta ha il pieno diritto di farlo, ma sbaglia chi crede che la politica internazionale - materia complessa da studiare - sia il grimaldello per la politica interna e riversi ogni energia in mobilitazioni su temi planetari, mentre l’economia italiana langue e la società soffre di mille problemi.

Chissà, in fondo, a chi giova questo afflato internazionalista, di cui per altro non sembra meritevole l’Ucraina.