Garlasco è un paesone della Lomellina, esempio di che cosa sia la Provincia italiana.
Leggo in una descrizione breve che i primi insediamenti sono stati di origine gallica e romana. La zona fa parte del Parco Naturale Lombardo della Valle del Ticino. Nei campi si produce riso, nelle industrie calzature.
C’è il Santuario della Madonna della Bozzola, costruito per un’apparizione mariana e meta di pellegrinaggi su cui aleggiano purtroppo vecchie storie di pedofilia.
Garlasco è anche conosciuta a livello popolare con il soprannome di "Las Vegas della Lomellina" per via di vecchi locali da ballo.
Sin qui nulla di clamoroso. La sonnolenta vita di paese venne scossa al delicato dossier giudicativo noto come ”delitto di Garlasco". Tutto parte dall’omicidio il13 agosto 2007, di Chiara Poggi, una studentessa di 26 anni, brutalmente uccisa nella villetta di famiglia.
Delitto di mezza estate, quelli che più impressionano l’opinione pubblico nel vuoto delle notizie del periodo.
Si tratta di uno dei casi di cronaca nera italiani che ha avuto maggiore risonanza mediatica e che continua a sollevare dibattiti e nuove indagini.
Intanto, Alberto Stasi al momento resta il colpevole. In realtà fu assolto in primo grado e in Appello, ma nel 2015, la Corte di Cassazione lo condannò per omicidio volontario a 16 anni di reclusione, ritenendo la sua colpevolezza provata da un insieme di indizi convergenti.
Ora spunta Andrea Sempio, un amico della vittima, che già fu oggetto di indagini archiviate, ed è stato nuovamente indagato.
Così come emerge ora la posizione del magistrato Mario Venditti, ex procuratore aggiunto di Pavia, su cui aleggiano dubbi sulla correttezza di certe archiviazioni, proprio su alcune indagini riguardanti Sempio e si manifestano dubbi su possibili reati da lui compiuti di corruzione in atti giudiziari da parte della Procura di Brescia.
Questa è la cronaca, direi asettica, delle linee principali della vicenda.
Su tutto incombe il crime in TV, che si riferisce a un vasto macro-genere di tutti quei programmi e quelle fiction (film, serie TV, documentari) che ruotano attorno al crimine e a tutto ciò che ne deriva.
Applicato al caso e in generale, quel che trovo ributtante come vecchio giornalista è il sistematico uso scandalistico e volgare di una tragedia umana che diventa una specie di Circo Barnum.
I processi televisivi fanno ribrezzo e se è vero che servono per alzare l’audience - come capita con trasmissioni tv politiche con degli ospiti da galleria degli orrori - ci si domanda quale sia la deontologia di giornalisti e conduttori.
Chi grida più forte, chi la spara più grossa, chi inquina il confronto, chi insulta a sproposito: una specie di Zoo televisivo in cui regna l’incuria, il pressappochismo, lo scandalismo.
Tutto ciò è svilente e ingiusto.
Direi anche profondamente antidemocratico e questo avviene con la complicità di chi passa veline, fa uscire intercettazioni, prepara dossier e avanti con questo putridume che avvelena tutto e tutti.
Aldo Grasso, critico tv, ha scritto: «Mi verrebbe voglia di gridare basta con il crime in tv. Il crime lo sapete è il racconto dei delitti dei processi. Ma adesso spiego perché non se ne può più. Ho persino letto che Milo Infante, pensate Milo Infante, dalle due del pomeriggio passerà in prima serata. Questo vuol dire che siamo proprio alla fine dell'impero. Allora perché? Innanzitutto perché secondo me questo eccesso di crime in tv sta inquinando i processi veri.Vi faccio un solo esempio senza fare nomi perché poi le querele volano. C'è un avvocato difensore di uno di questi processi di Garlasco l'ho visto in tv la mattina il pomeriggio e la sera Ora, perché va così in tv? Direte voi, beh perché era nessuno, un signor nessuno andando in tv lo conoscono tutti. Sì certo questa è una ragione ma l'altra è che influenzi l'opinione pubblica cioè la indirizzi.
Secondo motivo il crime ci fa regredire allo stato arcaico. Perché? Perché naturalmente il problema principale della trasmissione è: è innocente o è colpevole? Noi siamo sempre alla ricerca del capro espiatorio cioè una vittima che debba pagare per tutti quindi torniamo allo stato arcaico del pensiero.
Terzo punto riguarda noi spettatori. Durante la rivoluzione francese c'erano delle signore che andavano sotto la ghigliottina a sferruzzare in attesa che la testa di qualcuno venisse tagliata, quelle signore venivano chiamate le Tricoteuse. Ecco noi siamo esattamente in quella situazione. Siamo delle Tricoteuse che seguono la trasmissione televisiva per vedere se qualche testa cade”.
Lo ha ben detto lo scrittore Andrea Camilleri: ”Bisogna guardare la tv portandosi appresso un paracqua ideale che permetta al nostro cervello di restare asciutto e lucido, di non inzupparsi di tutte le informazioni distorte, contraffatte, alterate, finalizzate che ci vengono propinate”.