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13 ott 2025

Dal caldo al freddo?

di Luciano Caveri

Il mio amico climatologo Luca Mercalli ha analizzato l'era glaciale nel suo bel libro "Breve storia del clima in Italia. Dall'ultima glaciazione al riscaldamento globale", contestualizzando gli eventi passati come l'ultima glaciazione (avvenuta circa 25.000 anni fa) e la Piccola Era Glaciale (tra il XIV e il XIX secolo), occupandosi poi della stufa su cui siamo seduti, il riscaldamento globale attuale.

Mercalli evidenzia come l'Italia, in passato, abbia affrontato prevalentemente problemi legati al freddo, mentre l’aumento impressionante delle temperature rappresenta una novità, fornendo elementi per la comprensione di un fenomeno con cui bisogna fare i conti, senza avere gli occhi ricoperti di pelle di salame.

Tutto tristemente applicabile ad un territorio alpino come quello valdostano in barba ai negazionisti – tipo Trump… - che contrastano come degli azzeccagarbugli ogni evidenza scientifica a quanto visibile, ad esempio per i ghiacciai valdostani, già ad occhio nudo. Negare una responsabilità umana è contrastare in modo ridicolo evidenze scientifiche ampiamente fondate.

Ma poiché bisogna registrare ogni riflessione sul tema, che inciderà in profondità sul modo di essere delle comunità che oggi debbono pensare a vaste politiche di adattamento, incuriosisce quanto ho letto qualche giorno fa e che naturalmente vede chi considera lo scenario come possibile e chi, invece, nega il ragionamento.

L’interrogativo, in prima istanza paradossale, è più o meno questo: l’Europa potrebbe essere alle prese con un freddo estremo in futuro? L'ipotesi di una sorta di 'era glaciale' viene prospettata da uno studio che analizza l'evoluzione delle correnti oceaniche nel Nord Atlantico. Il vortice subpolare del Nord Atlantico ha un ruolo determinante per garantire il passaggio di calore verso l'emisfero settentrionale. Quindi questo possibile “collasso” potrebbe causare un drastico crollo delle temperature invernali in tutto il Nord Europa, superando il riscaldamento provocato dalle attività umane, con ricadute anche – par di capire – sul resto del Vecchio Continente.

È quanto emerge da una nuova ricerca pubblicata su GeophysicalResearch Letters, che esamina l’impatto combinato del collasso della Circolazione Meridionale Atlantica (AMOC) e del riscaldamento globale sulle temperature in Europa.

L’AMOC - per capirci - è un sistema di correnti oceaniche che svolge un ruolo cruciale nel mantenere caldo il clima europeo. Trasporta acque calde verso nord dai tropici all’Europa e acque fredde e profonde verso sud.  

Il possibile collasso di queste correnti oceaniche deriverebbe dall afflusso di acqua dolce proveniente dallo scioglimento dei ghiacci e dall’aumento delle temperature dell’aria, ed è considerato da alcuni scienziati un “punto di svolta” che, una volta innescato, sarebbe irreversibile. Lo spazio temporale prescinde, per ragioni ovvie, da buona parte delle generazioni umane attuali, visto che si parlerebbe del 2100.

Nella comunità scientifica, in ogni caso, non mancano posizioni discordanti attraverso chi esprime un vivo scetticismo su questi scenari!

Evidente pluralismo scientifico…

Capisco che tutto ciò non cambia la nostra vita, ma almeno evidenzia l’assoluta precarietà dell’esistenza umana rispetto all’oscillare delle condizioni ambientali nei territori.

Umanità, per altro – elemento consolatorio – che è sempre riuscita a cavarsela in qualche modo.

Ma non sia un alibi per non agire, rassegnandosi.