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29 ago 2010

Funghi e alberi

di Luciano Caveri

Ammiro la mia amica, già esaltata qui quando a sessant'anni aveva scoperto l'uso del computer, che ora si è data alla micologia con un corso per imparare - con teoria e pratica - a distinguere i funghi, aspetto tra l'altro assai rassicurante in caso di cena... fungina. Io sono un praticone dei funghi: vivo di quanto imparato dalle gite con mio papà quando appresi, specie nei boschi di Pila, l'abbicì con attenzione ai funghi commestibili e a quelli mortali. Manca però l'approfondimento e talvolta scopro funghi che non avevo mai assaggiato per ignoranza. Peggio ancora con gli alberi. I fondamentali sono poca cosa: distinguo pino e abete, amo i pini marittimi e i salici piangenti, mi destreggio con alcuni alberi da frutta e con i castagni, ma mi mancano un sacco di piante a larga diffusione. Mi spiace molto avere una cultura limitata in questo ambito e mi rendo conto che non sono una pecora nera. L'impressione è quella di una crisi nel trasferimento di conoscenze di questo genere: un tempo questo avveniva con normalità, oggi si sa di più di tante cose, ma spariscono aspetti normali e banali dell'ambiente che ci circonda nel passaggio fra generazioni.