Questa storia dei documenti segretissimi pubblicati su "Wikileaks" è istruttiva di un mondo nel quale si stentano a distinguere i buoni dai cattivi. Sicuramente – ed è già un buon punto di partenza – si sa chi sono i fessi e sono quelli che avrebbero dovuto proteggere quella marea di documenti riservati che oggi vengono pubblicati, ed è segno che le protezioni non hanno funzionato. Ma nelle spy stories, alla fine, i confini reali sono molto flou ed è difficile operare le giuste distinzioni senza prendere delle dolorose nasate. Il Robin Hood della situazione dovrebbe essere questo Julian Assange, ma il mio amico Christian Diémoz ha approfondito più di me, ponendosi dubbi più che legittimi sull'insieme dei fatti, e dunque lì vi rinvio, per poi proseguire il discorso sugli "007".
Se avete letto Diémoz vi siete fatti un quadro, di cui condivido l'analisi, che mostra come solo fra pochi anni si capiranno i "perché" ed i "per come" e soprattutto i mandanti- finanziatori di un'operazione che è troppo facile voler far proteggere dal sacrosanto insieme dei diritti di "libertà di stampa". Per altro, basta leggere certi storici greci e latini e l'intera storia dei documenti diplomatici per capire quanto l'analisi, franca e ruvida, faccia parte dell'armamentario di ogni Paese in tutte le epoche. Questa franchezza sfocia in controinformazione in molti casi, in cui si gonfiano notizie ad arte per danneggiare il nemico di turno. Nel nostro piccolo, anche le vicende valdostane a cavallo fra la fine della seconda guerra mondiale e negli anni immediatamente successivi, quando la "questione valdostana" era significativa sullo scacchiere internazionale, è ricca di queste storie spionistiche e di certe guerre di dossier e certi strascichi – come l'attenzione dei servizi segreti italiani per i politici autonomisti valdostani – sono stati una loro naturale evoluzione. Se quel versante storico è destinato ad un naturale esaurimento, resta ben vivace il capitolo "sputtanamenti" in cui – nella logica mors tua vita mea – ogni elezione è accompagnato da vivaci campagne di denigrazione. Un giorno, essendone stato vittima, ne scriverò.