Pochi mesi fa, il nuovo logo delle "Dolomiti patrimonio dell'umanità Unesco", concepito dal designer valdostano Arnaldo Tranti e scelto attraverso un concorso, aveva suscitato molte polemiche nel nord est con l'accusa che le Dolomiti (i "monti pallidi" che ebbero il nome derivato dal geologo Déodat de Dolomieu) diventassero troppo simili nel disegno a dei grattacieli. Arnaldo aveva reagito con il suo aplomb, motivando le sue scelte in modo accurato, ma alla fine - con sano realismo - ha accolto l'invito ad operare alcune modifiche. Così il nostro architetto-grafico spiega la scelta del "ritocchino": «nella versione ridotta le cime risultavano ben evidenti, ma si perdevano nell'ingrandimento, ricordando quasi dei grattacieli. Questo effetto di ambiguità, che era comunque un elemento voluto, è stato eliminato attraverso tre interventi di ritocco: l'aggiunta di linee oblique, il ritmo delle linee più compatto e diversificato e la creazione di ombre tra le cime, disegnando così una catena montuosa». Par di capire che vi sarà anche un colore "di base" diverso, come spiega Tranti: «il logo nella sua forma istituzionale primaria è di un colore grigio "Dolomiti" e, come succede in natura nelle varie ore del giorno, le cime si tingeranno nelle varie sfumature cromatiche per essere utilizzate nei rispettivi settori della comunicazione». A me, devo dire sinceramente, piaceva anche il logo precedente, specie con la colta spiegazione della simbologia. Certe polemiche - a fronte dei problemi che pesano sulle montagne - hanno dimostrato l'evidente "buon tempo" di molti addetti ai lavori.