Ero tornato, mesi fa, al Parlamento europeo a Strasburgo per la gita di mia figlia Eugénie con una scolaresca di Saint-Vincent. Tutto si era risolto con un breve discorso sull'Europa in una delle belle sale, cercando di far capire le sfide per una generazione che è già nata con la cittadinanza europea. Ora torno in questo palazzo di vetro, legno e acciaio, che ho frequentato per qualche anno, facendo il pendolare in auto da Aosta. Visto da fuori, sembra un'enorme astronave, atterrata da non so quale pianeta. Oltretutto è un edificio funzionale, se non fosse che in tempi di "vacche magre" spostarsi ogni mese da Bruxelles per fare solo le riunioni plenarie è un lusso difficile da permettersi. Ma bisognerebbe togliere questo pendolarismo dai Trattati e per questo ci vorrebbe l'unanimità degli Stati. Mai la Francia accetterebbe: sarebbe una lesa maestà alla "grandeur". Per altro, va detto che Strasburgo, città francese imbevuta di cultura tedesca, è stata un campo di battaglia per secoli, come testimoniato dai cimiteri militari di varie epoche e di diversi eserciti. E dunque dal punto di vista simbolico è più significativa di Bruxelles, che oggi è comunque senza discussioni la capitale europea, anche se non si se resterà capitale del Belgio, perché ormai i belgi sono ad un pelo dalla separazione fra fiamminghi e valloni e ciò comporterebbe la sparizione e la spartizione del Belgio attuale. Questa volta sono stato al Parlamento europeo a Strasburgo (a Bruxelles ci vado invece spesso) per presentare ai deputati europei dell'Integruppo che si chiama, a testimonianza di quanti approcci ci siano sin dalla sua intitolazione "for Traditional Minorities, National Communities and Languages", il rapporto da me proposto e di cui sono stato relatore, approvato dal "Comitato delle Regioni", sulle minoranze linguistiche storiche in Europa. Naturalmente presentato e discusso in francese, com'è consentito fare. Non torno più sopra i contenuti, avendolo già fatto più volte. Mi fa piacere che abbia creato interesse e consensi e anche dibattito. Penso che sia positivo anche per la Valle d'Aosta e non solo per me che, pur piccoli come siamo, ci venga riconosciuto un ruolo più grande della nostra dimensione in questo contesto europeo.