Non è un caso se la prima proposta di legge del gruppo dell'Union Valdôtaine Progressiste in Consiglio Valle, in quest'ultima parte della Legislatura regionale, è dedicata al sistema degli Enti locali. Questo argomento è, infatti, una delle ragion d'essere del nuovo Movimento a fronte di un'evidente dietrofront centralistico deciso dal Governo Rollandin in contraddizione con l'azione politica degli ultimi vent'anni. Ricordo infatti che nel 1993 ottenemmo - e l'ho sempre considerata una mia vittoria politica da deputato della Valle d'Aosta - la competenza esclusiva sul nostro sistema autonomistico: un passo avanti decisivo rispetto al disegno dello Statuto del 1948, che aveva lasciato un cordone ombelicale con Roma in un settore cruciale per l'ordinamento valdostano e per avere una democrazia locale davvero forte e originale. Non a caso la legislazione regionale disciplinò negli anni successivi, punto per punto, un disegno di tutela e valorizzazione dei nostri Comuni in una condivisibile logica federalista.
Purtroppo da qualche tempo opera una logica di controriforma e di ripresa in mano della situazione del potere regionale, operata con un'operazione a tavolino anzitutto con la leva dei tagli finanziari e poi con metodi e atteggiamenti di sudditanza del sistema autonomistico locale ad un potere autocratico concentrato ormai nelle mani di una sola persona. Non a caso, mesi fa e fu una delle ragioni della rottura, mi trovai a contestare in sede ufficiale l'idea ormai avviata di modificare il nostro ordinamento degli enti locali, ricopiando in buona sostanza i "diktat distruttivi" in materia dettati a colpi di decreto legge dal Governo Monti. Queste scelte, poi annacquate o solo rinviate per la levata di scudi conseguente, vanno contestate alla radice e non si tratta di non lavorare - come si vedrà nel testo di riforma che verrà depositato nelle prossime ore in Consiglio - per indispensabili logiche di cooperazione - in parte anche obbligatorie - fra i 74 Comuni, specie quelli più piccoli, a vantaggio di risparmio e di efficienza e per evitare moltiplicazioni di centri di costo e sommatoria di passaggi burocratici. Ma non può essere posta in discussione la sussidiarietà, che assegna alla rete comunale e al sistema delle Comunità montane (cui mutare nome per evitare ambiguità) un compito di presidio territoriale e di valorizzazione di ogni comunità, anche la più piccola, quale prima cellula del sistema istituzionale. Altrimenti sarebbe inutile dirsi federalisti.