"I vestiti nuovi dell'imperatore" è una celebre fiaba di Hans Christian Andersen. Si racconta di un re che amava i vestiti e cadde in una trappola così raccontata: "Una volta arrivarono due impostori: si fecero passare per tessitori e sostennero di saper tessere la stoffa più bella che mai si potesse immaginare. Non solo i colori e il disegno erano straordinariamente belli, ma i vestiti che si facevano con quella stoffa avevano lo strano potere di diventare invisibili agli uomini che non erano all'altezza della loro carica e a quelli molto stupidi". Penso che tutti ricordiate dove si va a parare: i truffatori finsero di lavorare sui tessuti, ovviamente inesistenti, ma nessuno osò denunciare la truffa in atto proprio per quel meccanismo che prevedeva che a non vedere i tessuti fossero gli incapaci e gli stupidi. L'epilogo è noto: il re viene vestito con i vestiti inesistenti e sfila per la città come mamma lo ha fatto: "E così l'imperatore aprì il corteo sotto il bel baldacchino e la gente che era per strada o alla finestra diceva: «Che meraviglia i nuovi vestiti dell'imperatore! Che splendido strascico porta! Come gli stanno bene!». Nessuno voleva far capire che non vedeva niente, perché altrimenti avrebbe dimostrato di essere stupido o di non essere all'altezza del suo incarico. Nessuno dei vestiti dell'imperatore aveva mai avuto una tale successo. «Ma non ha niente addosso!» disse un bambino. «Signore, sentite la voce dell'innocenza!» replicò il padre, e ognuno sussurrava all'altro quel che il bambino aveva detto. «Non ha niente addosso! C'è un bambino che dice che non ha niente addosso!» «Non ha proprio niente addosso!» gridava alla fine tutta la gente. E l'imperatore, rabbrividì perché sapeva che avevano ragione, ma pensò: «Ormai devo restare fino alla fine». E così si raddrizzò ancora più fiero e i ciambellani lo seguirono reggendo lo strascico che non c'era". La frase sintetica, diventata un modo di dire, è il "Re è nudo" contro l'arroganza del potere e il "leccaculismo" (ma purtroppo può anche essere la paura) di chi vuole compiacere il re. E' un fenomeno insito nelle diverse forme di autoritarismo, da quella più flebile sino all'orrore delle dittature, che contengono tutte - con diverso grado di perniciosità - lo stesso germe antidemocratico. Ma le dittature hanno quella componente volontaria e dunque ancora peggiore che il pensatore cinquecentesco Étienne de La Boétie (1530-1563) riassunse nell'espressione di "servitude volontaire". E così descrive la caduta di chi ti imprigiona e il pensiero attraversa i secoli con limpidezza e modernità: «Soyez résolus à ne plus servir, et vous voilà libres. Je ne vous demande pas de le pousser, de l’ébranler, mais seulement de ne plus le soutenir, et vous le verrez, tel un grand colosse dont on a brisé la base, fondre sous son poids et se rompre». Un bel viatico oggi e dovunque, anche in Valle d'Aosta, dove - come nella fiaba - c'è un imperatore e molti che negherebbero qualunque cosa pur di fronte all'evidenza.