Preoccupa molto il profondo rosso del Casinò di Saint-Vincent, che nel 2012 dovrebbe situarsi attorno ai 18 milioni di euro e nei primi quattro mesi del 2013 supera il milione di euro di perdita per ciascun mese. Sarebbe bene che il bilancio della Casa da gioco fosse approvato in fretta per evitare il sospetto che in questa campagna non se ne voglia parlare per proteggere chi, nel 2008, promise di essere il "salvatore" della Valle d'Aosta e del Casinò. Ma la "bacchetta magica" si è inceppata e non si può nascondere la verità dietro a mille alibi per negare la Caporetto ed il rischio di far saltare il banco. Le inaugurazioni di questi ultimi anni al Casinò e al "Billia" sono state l'immagine plastica di un ponte fra management e politica con la presenza di un uomo solo, Augusto Rollandin, dominus assoluto e «non si muove foglia che lui non voglia» nel Casinò. Con un amministratore unico, Luca Frigerio, sempre sorridente a dispetto del disastro del Casinò, dove vi è una catena di comando inesistente. Vige, semmai, la logica «fuori i cattivi e dentro gli amici» e oggi, in periodo elettorale, vi è un clima di caccia alle streghe per chi non ascolti "la voce del padrone" e i suoi desiderata. E' vero che c'è uno Stato biscazziere, che ci sono norme antiriciclaggio, che vi è una crisi europea e in parte mondiale dei Casinò, che certi giochi sono invecchiati, ma questo non vuol dire che non ci siano strade alternative percorribili. Ad esempio il poker è snobbato e lo è il gioco on line, ma in generale manca una strategia di sviluppo e si viaggia a vista. Rollandin ha detto che non ci sono piani di ristrutturazione in studio, mentre qualche mese fa a Sanremo c'è chi ha parlato di 250 esuberi nel nostro Casinò (circostanza su cui ho una persona presente pronta a confermarlo). Questo preoccupa, così come la crescente precarizzazione, in barba alle promesse di stabilizzazione per chi frequenti, ad esempio, i corsi da dealer. Chi ha puntato solo sull'immobiliare e sul cemento, senza avere i soldi per farlo (per questo "Cva" ha dovuto prestare i soldi al Casinò!) e senza un piano industriale per rilanciare la Casa da gioco, deve fare i conti con un albergo nuovo nella struttura Billia che non decolla, se non con discutibili ospitalità (a detrimento di alberghi e ristoranti del paese) e con un centro congressi nuovo di zecca ma vuoto. Nelle sale da gioco le cose vanno male, preoccupano insolvenze e problemi di recupero crediti, i lavoratori temono di essere spiati da chi dovrebbe garantire loro la sicurezza, l'uso dei "promoticket" gonfia i dati senza avere nuovi giocatori validi. Così ad essere "spennati" - e vittime della ludopatia - sono i valdostani, mentre si favoleggia di cinesi, russi, indiani... Il paese di Saint-Vincent si sta impoverendo e non si vede la fine del tunnel. Paiono sovradimensionate le nuove sale previste, vista la riduzione già avvenuta dei dipendenti e la scarsa resa dei giocatori che vengono al Casinò. Siamo contro tagli indiscriminati e contro la "fabbrica dei sogni", bisogna rilanciare la casa da gioco, aprendo a un vero marketing, a una mentalità e flessibilità utili e a giochi innovativi. Basta con il malessere e la preoccupazione dei dipendenti, che ci sia meritocrazia per chi è capace, ricentrando il dibattito sulla Casa da gioco e, per favore, basta con le bugie e i soliti "amici degli amici". L'Union Valdôtaine Progressiste ha posto tanti problemi per una semplice "operazione verità".