La crisi industriale di questi anni in Valle d'Aosta ha avuto un duplice volto: un'emorragia dovuta alla chiusura di stabilimenti in diversi settori con un calo gravissimo nell'occupazione e, in secondo luogo, un totale fallimento nel settore del riutilizzo delle aree dismesse e attrezzate con l'apertura di nuove fabbriche. Lo dice la crudezza dei dati e mi astengo dall'indicare troppi nomi e cognomi dei responsabili e segnalare le complicità. Basti dire dell'assessore Ennio Pastoret, fortissimo a insultare a comando gli avversari politici nei comizi e nuovo presidente in pectore dell'Union Valdôtaine per designazione "divina", ma del tutto inconsistente nel suo ruolo. La crisi, oltretutto, non si sta fermando e la dolorosa via crucis dell'industria valdostana rischia di avere nuovi capitoli in un clima di omertà davvero ridicolo. E' il caso dei troppi silenzi sulla più grande azienda valdostana, la "Cogne acciai speciali", sopravvissuta alle tribolazioni della siderurgia italiana, di cui è simbolo in negativo quanto sta avvenendo a Taranto, dove la dinastia dei Riva - convitati al tavolo della privatizzazione dell'acciaio pubblico - si sta sgretolando fra gravi problemi d'inquinamento ambientale e fenomeni di evasione fiscale da capogiro. Due giorni fa, la Commissione europea (il dossier è nelle mani del solo Conmissario europeo italiano, Antonio Tajani, che ha la delega per l'industria e l'imprenditoria) ha presentato un atteso piano d'azione per la siderurgia europea che, dice il comunicato ufficiale "aiuti il settore a fronteggiare le sfide contingenti e a porre le basi per riconquistare competitività in futuro grazie all'innovazione e agli stimoli a favore della crescita e dell'occupazione". A fronte di crisi del settore che stanno chiudendo o ridimensionando fabbriche in diversi Paesi membri, questi gli scopi dell'iniziativa di Bruxelles, frutto anche di una spinta del Parlamento europeo: "La Commissione intende sostenere la domanda sia interna che estera di acciaio prodotto nell'Unione Europea grazie a interventi che permettano alle imprese siderurgiche europee di ottenere accesso ai mercati dei Paesi terzi in condizioni di pratiche commerciali leali. La Commissione europea vuole anche impegnarsi a ridurre i costi dell'industria, compresi quelli causati dalla regolamentazione europea. Innovazione, efficienza energetica e processi produttivi sostenibili sono aspetti imprescindibili dei prodotti d'acciaio di prossima generazione, essenziali in altri importanti settori industriali europei. Il piano d'azione prevede anche misure mirate per sostenere l'occupazione in questo campo, accompagnare le ristrutturazioni e far restare in Europa una manodopera altamente qualificata". Mi fermo qui nella citazione delle fonti ufficiali e vi risparmio troppe cifre che mostrino come il mercato dell'acciaio soffra per la crisi, per la concorrenza del resto del mondo e di come le aziende siano preoccupate da temi essenziali per reggere la concorrenza, tipo i costi dell'energia e delle politiche ambientali. Sapendo che si insinua, in diverse situazione in Europa, la tentazione di rinazionalizzare la siderurgia, riportandola in ambito pubblico. In questo contesto, non è difficile cogliere i problemi trasportati in ambito locale e che, alla fine, si risolvono nel capire le strategie di lungo periodo dei proprietari privati della "Cas", la famiglia Marzorati e la loro interlocuzione con i decisori pubblici anche alla luce delle decisioni appena evocate della Commissione europea. Si tratta di un dossier complesso, proprio perché si mischiano problemi produttivi, occupazionali, ambientali in un quadro normativo dettato da Bruxelles, che prevede sempre un'interlocuzione con le autorità comunitarie, pena procedimento d'infrazione su provvedimenti regionali non in linea. Si tratta poi di capire se e come i patti precedenti siano stati rispettati, quali siano le reali prospettive future in termini sia di scelte produttive che di ricerca. Come ammoniscono le vicende del passato proprio della "Cogne acciai speciali", senza citare la scioccante vicenda della chiusura dello stabilimento "Illsa Viola" di Pont-Saint-Martin, bisogna evitare di agire in un clima emergenziale, ma i problemi vanno anticipati.