Quella di ieri è stata una giornata convulsa, in cui i boatos sono stati da "Alka Seltzer": prima la proposta di Giorgio Napolitano su amnistia e indulto, che è parsa un'apertura verso Silvio Berlusconi, poi il retroscena che sembrava - specie in vista di un pronunciamento sul punto, la settimana prossima del Consiglio di Stato - di aprire l'ipotesi sul "lodo Violante" e dunque un rinvio e un'attesa sulla decadenza del Cavaliere da parlamentare. Mentre, su tutto questo, la Rete ribolliva... A chiudere i giochi la dimissione dei Ministri del Popolo della Libertà - Forza Italia, come da diktat del Berlusconi furioso. Cronaca, insomma, di crisi che appare d'improvviso sulla scena della politica italiana, come un fulmine a ciel sereno nel cielo d'autunno e questa saetta appicca un fuoco nella foresta sempre più intricata, che è metafora degli equilibri ormai schizofrenici nei rapporti fra partiti di questa Terza Repubblica, vittima di una crisi di credibilità senza sconti possibili. Una stagione di mezzo - quest'autunno 2013 - che era stata descritta come decisiva per risolvere tanti nodi, ormai al pettine, mentre si è finiti contro un muro a una velocità folle e bisognerà vedere chi nello scontro vivrà o morirà. Come nella favoletta in cui si gridava per un nonnulla «al lupo, al lupo», rendendo il grido inutile nel vero momento di emergenza, ormai nessuno prendeva più sul serio certe minacce poco credibili. Ed invece il lupo è arrivato: Silvio Berlusconi è passato all'offensiva e, per un ultimo ricatto, giunge - come detto - alle dimissioni vere dei suoi Ministri nel Governo Letta. Si chiude, almeno così pare scontato, la "strana alleanza" fra Popolo della Libertà e Partito Democratico, che ha vivacchiato in questo periodo per fronteggiare la crisi e per riscrivere la legge elettorale. Invece, il solito gioco dei veti incrociati ha creato una paralisi, che si regge sempre sulle decisioni mutevoli e capricciose di Silvio Berlusconi, che in queste ore festeggia i suoi 77 anni. Sarà il capolinea della Legislatura? E' probabile, ma non certo, perché qui ormai la commedia non ha più un copione e si recita a soggetto e lo scopo è un degrado manifesto della istituzioni. Certo che chi crede nella democrazia e nella politica deve drizzare le antenne. E' ora che i segnali di cambiamento vadano coltivati con grande impegno, perché è un nostro dovere per evitare il peggio. In Italia, ma anche in Valle d'Aosta.