Viviamo in una Valle d'Aosta dove si parla spesso - e sarebbe un bene, se non ci fossero atteggiamenti insinceri fra il dire e il fare - dell'importanza della qualità. Questo riguarda in particolare il turismo, che è uno settori chiave della nostra economia e la diminuzione del denaro pubblico a disposizione indica una scelta che è ormai un obbligo, quella di affrontare il mercato. Chiunque abbia seguito i destini del Forte di Bard, da macchina da guerra quale fortezza militare a fucina di cultura, ha sempre pensato che - al di là del Forte sul quale ci sarebbe molto da scrivere - quell'iniziativa colossale avesse anche lo scopo di far rinascere un Borgo antico, che è anche Comune a rischio di scomparsa per implosione demografica. Per questo ho sempre ammirato Ezio Colliard, imprenditore edile locale che, con la moglie Cinzia Prola, scelse una nuova sfida: trasformare in albergo due palazzi all'ingresso del paese, lato Dora Baltea. Lo ha fatto con una cura maniacale nel rifacimento degli immobili e girare con lui per le stanze o nelle zone comuni vuol dire scoprire l'uso sapiente di materiali pregiati e un impiego attento di ogni tecnica costruttiva. Così a fine 2007 viene inaugurato l'albergo "Ad Gallias", mentre a fine febbraio del 2008 si apre anche il ristorante. Nel tempo si è aggiunta una parte benessere, in una zona di epoca romana, una parte espositiva e tra poco ci sarà un'enoteca-vineria. Ho seguito in questi anni il grande sforzo di affermazione del locale, anche con l'apporto del grande esperto di ristorazione e accoglienza Giovanni Billia, gressonaro rientrato in Valle per dare respiro all'iniziativa, con Enrico Facco, uno chef padovano in gamba e in costante crescita. I risultati sono palpabili e non solo per mio soggettivo giudizio: da poco sono arrivate al ristorante le due "forchette" del "Gambero Rosso" e la qualifica di "emergente", che è un premio in più, oltre al già ottimo giudizio complessivo. Idem per la valutazione elevata di "Bibenda vini e ristoranti", la guida dei sommeliers italiani, con l'ingresso nel novero dei "Ristoranti dell'anno", segno che si mangia e - visto chi ha assegnato questo riconoscimento - si beve bene. C'è poi stata una menzione del "Touring Club Italiano" in "Stanze Italiane". Riconoscimento, si dice nella motivazione , "che va ad alberghi con carattere e personalità, curati nei dettagli e negli arredi, che sono espressione di una tradizione italiana di ospitalità,spesso a carattere familiare, e che sa trasmettere il valore dell’accoglienza". Sono contento che questo sia avvenuto, anche perché è un successo costruito con grinta e determinazione, sapendo che, malgrado sia la più importante attività privata ai piedi del Forte, non c'è stata in questi anni una "spinta" da parte del Forte, perché Colliard non è uno "yes man". Purtroppo si sa che chi non si schiera dalla parte giusta, in Valle e anche nei dintorni del Forte, la paga. Brutta storia, ma che non ferma i meritevoli.