Con l’ideologo del gruppo di secessionisti arrestati di fresco in Veneto non sono mai andato d’accordo. Si tratta di Franco Rocchetta (in coppia politica piuttosto bizzarra, per anni, con la moglie Marilena Marin), indipendentista veneto, nato a Venezia nel 1947, che ebbe il curioso destino, nella sua militanza parlamentare, di passare dalla Lega ad Alleanza Nazionale. Una migrazione che almeno in passato fece scalpore, mentre oggi con l’avvicinamento fra Lega e Marine Le Pen ci si può aspettare di tutto. Bisticciai in particolare con lui, che pure con la sua Liga Veneta aveva avuto rapporti politici con l’Union Valdôtaine per le elezioni europee del 1979, quando nella Bicamerale per le riforme "De Mita - Iotti", di cui eravamo membri entrambi all’inizio degli anni Novanta, attaccò con virulenza le Regioni a Statuto speciale, come la Valle d’Aosta, con il solito profluvio dei «ricchi, privilegiati» e annessi e connessi, genere che era merito della Francia se avevamo avuto qualcosa... Replicai irato che l’Autonomia i valdostani se l’erano conquistata, mentre i veneti - per lo più democristiani - al tempo non sapevano neanche cosa fosse il regionalismo. I suoi discorsi “venetisti” non avevano nulla di davvero federalista, anche se di federalismo parlava molto, ma erano intrisi di una visione nostalgica e nazionalista del tutto giacobina e, in quanto tale, anacronistica e improduttiva. Per completezza segnalo, invece, come negli anni abbia avuto la possibilità di conoscere "venetisti" o più semplicemente "veneti" seri e responsabili, nel solco federalista vero, che non facevano folklore e non giocavano agli eversori e avevano nelle Speciali un punto di riferimento da raggiungere e non un esempio su cui rosicare. Sulla vicenda degli arresti aspetto con curiosità il proseguo della vicenda - su cui non c’è stato risparmio di risorse nell'utilizzo di attività di "Intelligence" - per capire bene di che cosa si tratta, compresi i legami con gli indipendentisti sardi, come il celebre Doddore Meloni, che danno l'idea di una sorta di "Armata Brancaleone", per essere generosi nella definizione. Fa sorridere l'intercettazione, di cui dà conto "La Nuova Sardegna", quando i "rivoluzionari" isolani raggiungono Linate per una riunione a Brescia e scoprono che non possono prendere l'auto noleggiata perché la patente del guidatore è scaduta... Resta, però, sul tavolo la "questione settentrionale" e cioè la richiesta - del tutto legittima, ma diversamente sentita nei differenti territori - di maggior autonomia. Questo vale per le Regioni a Statuto ordinario, ma anche, in una logica di progressione, per le Speciali. Se a queste istanze - e mi riferisco alla parte seria e responsabile - si risponderà con modifiche centraliste della Costituzione, allora la vicenda si farà seria e diventerà tutta politica e giuridica e soprattutto non sarà più in parte appannaggio di personaggi da operetta e delle loro gesta fantozziane.