Non ho mai avuto difficoltà a svegliarmi presto e da bambino invidiavo mio fratello che dormiva più a lungo di me, quando io ero già sveglio come un grillo. Un primo test decisivo è venuto dagli anni delle scuole Superiori, quando viaggiavo prestissimo in treno come studente pendolare e mi sono facilmente inserito nel tran tran. La caratteristica particolare è che non ho bisogno della sveglia e mi sveglio all’ora in cui c’è bisogno di farlo. Per altro per anni non ho usato l’orologio da polso, cavandomela bene. Ora l’ora incombe sul telefono e ho adottato un orologio di quelli sportivi che ti leggono l’attività fisica. Mi ha sempre divertito rispetto al sonno e alle sue conseguenze personali e sociali la nota ripartizione, certo un po’ rozze fra, le persone che vengono definite allodole e quelle che vengono definite gufi con un orafo e con due uccelli. Le allodole vanno a letto presto e si svegliano altrettanto presto, si sentono al meglio all'inizio della giornata, hanno meno energia nel tardo pomeriggio e la sera, fanno fatica a restare svegli oltre una certa ora. Mentre i gufi invece tendono ad andare a letto tardi la sera e a posticipare la sveglia la mattina, danno il meglio più tardi nel corso della giornata, hanno più energia di notte, si sentono stanchi dopo essersi svegliati presto. Da allodola mi trovo bene e sin da giovane osservavo con curiosità questa caratteristica della riduzione delle ore di sonno progressiva con l’invecchiamento. Ormai la sto vivendo con grande serenità e confesso che mi pare davvero centrata il celebre detto “Il mattino ha l’ora in bocca”. Leggo dal libro “Perché diciamo così” (Newton Compton), Saro Trovato da dove deriverebbe: “L’origine principale è una forma idiomatica tedesca: Die Morgenstunde hat Gold im Munde, la cui traduzione è: l’ora del mattino ha l’oro in bocca. Il significato o valenza di tale modo di dire può ricondursi o alla qualità del tempo del mattino che per molti detti popolari sembra rivesta qualcosa di speciale (molte culture dell’Estremo oriente confermano che al levar del sole l’atmosfera è più ricca di energie) o è allusiva al tempo magico dell’infanzia per cui ad ogni bimbo si aprono infinite possibilità”. Insomma: una giornata come una vita. Ha scritto su questo Arthur Schopenhauer: “Ogni giorno è una piccola vita, ogni risveglio e ogni levata una piccola nascita, ogni fresco mattino una piccola gioventù, e ogni andare a letto e addormentarsi una piccola morte”. Questa storia dell’energia mattutina mi convince molto, pur dalla mia prospettiva soggettiva dell’allodola. Lo vedo da due mie attività. La prima è la scrittura, compreso le mie annotazioni quotidiane. I primi pensieri dell’alba, che oggi si situano fra le 5 e le 6 del mattino che è la mia ora del risveglio, mi appaiono più nitidi e la stessa scrittura, ma anche la ricostruzione di quanto mi attende nella giornata, fila via molto meglio di quanto può capitare la sera. Non ho difficoltà al risveglio e sono pronto subito alla conversazione e questo va conciliato con chi, come mia moglie, ha bisogno dei suoi tempi di reazione e dunque non sopporta chi è ciarliero sin da subito. Così scorro le notizie che mi aprono la giornata, secondo la celebre frase di Hegel: “La lettura del giornale è la preghiera del mattino dell’uomo moderno”. Ormai a farlo siamo sempre meno…